16 milioni gli italiani con disagio mentale, il 26% della popolazione totale

Sono oltre 16 milioni i cittadini italiani a lamentare un disagio mentale medio-grave.  Una crescita del 6% rispetto al 2022, con in testa ansia e depressione, che ha colpito soprattutto donne e giovani.

Se consideriamo che, in totale, gli italiani sono, a voler esagerare, più o meno 60 milioni, allora parliamo di oltre il 26% della popolazione.

La ricerca

16 milioni gli italiani con disagio mentale, il 26% della popolazione totale
16 milioni gli italiani con disagio mentale, il 26% della popolazione totale (Foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Sono questi i dati che emergono dall’analisi di Unicusano sulle difficoltà psicologiche più comuni nel nostro Paese, in vista della Giornata mondiale della salute mentale del 10 ottobre.

Ansia e depressione, spinti dalla pandemia da Covid-19, sono cresciuti rispettivamente del 26 e del 28%, mentre sono sbalzi d’umore (60%), insonnia (59%), sintomi depressivi (58,9%) crisi di panico (38%) le sensazioni più diffuse tra chi destina tra 31 e 100 euro al mese all’acquisto di psicofarmaci psicoattivi: nel 2023 il 19,8% degli italiani ha assunto farmaci come ansiolitici (85,1%), antidepressivi (51,2%), stabilizzatori dell’umore (40,5%) e antipsicotici (21,4%), soprattutto donne over 65 (21,7% rispetto al 17,8% di uomini).

La principale fonte del disagio sembra essere il lavoro, con il 76% dei lavoratori che ha manifestato almeno almeno una volta sintomi come stanchezza, disturbi del sonno, stress, disinteresse o ansia.

Sono i giovani a soffrire di più: oltre 700mila in Italia, 11,2 milioni in Europa, fra cui si sono registrati 931 casi di suicidio.

Nel mondo il 39% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni presenta forme serie o estremamente serie di ansia, stress o depressione. Oltre il 44% di chi manifesta stress grave o molto grave decide di autogestire i disturbi, con il 33% che non richiede consulto medico.

A causa del divario tra necessità e disponibilità di cure, solo un terzo di chi soffre di disturbi riceve un trattamento adeguato.

Nonostante il bonus psicologo nato con il governo Draghi, spiega Unicusano, “il taglio dai 25 milioni di euro stanziati nel 2022 ai 10 milioni del 2024 non ha fatto che aumentare il gap di trattamento”. Su 130mila psicologi solo il 5% lavora in strutture pubbliche, con 16mila richieste di bonus psicologo accolte su 400mila inoltrate. “Può essere un punto di partenza se potenziato, ma non la soluzione”, concludono. “Il supporto psicologico dovrebbe partire dalle basi, lavorando su una triangolazione che preveda la compresenza di: psicologo di base, psicologo scolastico, bonus”.

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