Il film “Luca, seeing red”, su Luca Montezemolo, è stato presentato in anteprima a Roma nella sala Sinopoli dell’auditorium della musica.
Non capita a tutti di essere immortalati in un film durante la propria esistenza.
A rendere testimonianza di stima a Luca Montezemolo 1000 VIP romani. Fra questi Francesco Gaetano Caltagirone, reduce dal trionfo su Mediobanca, di cui pochi gli hanno dato merito, ma che in in altri paesi avrebbe giustificato titoli di prima pagina, il ministro dell’interno Matteo Piantedosi, l’eterno Gianni Letta, novantenne come se non lo fosse.
Ho rivisto Roberto Amodei, editore del Corriere dello Sport e Tuttosport, Sebastiano Sortino, mente della legge che salvò i giornali mezzo secolo fa, Jas Gawronsky, 89 anni, con la barba e ascetico come si addice al nipote di un santo.
La nota dominante del film e il suo messaggio è nelle parole di Montezemolo: “Non rinunciare mai, guardare sempre avanti”. E a 78 anni compiuti la sua vita lo conferma.
E il mantra lo vedevi riflesso nella platea: tante glorie del passato, dagli 80 in su, freschi come bambini, sempre a testa alta. E lo vedevi anche nell’ultima scena del film: attorno a un tavolo nel prato davanti alla casa del nonno a Bologna, simbolo di benessere e ottimismo e achievement, i più cari amici del protagonista, Paolo Borgomanero, amico d’infanzia, Diego Della Valle, l’inventore di Tod’s, e Mario Reda, grande quanto umile psichiatra, testimoni del tempo che ti cambia fuori ma ti lascia dentro intatto.
La vecchiaia si fa sentire e soprattutto vedere ma, come ha scritto Trevanian, fuori c’è la neve, dentro c’è il fuoco.
Il valore dell’amicizia per Montezemolo

La scena riflette anche una delle bellissime caratteristiche di Montezemolo: la lealtà e la fedeltà agli amici nel tempo, talvolta superando invidie e maldicenze.
Due parole sul film, che merita di essere visto, anche se non sei un appassionato di automobilismo e di Ferrari, per la carica emotiva e i sentimenti che esprime. Certamente avrà successo in Italia e molto anche all’estero, per la cavalcata che propone agli spettatori attraverso gli anni più belli della Ferrari dal 1975, quando Montezemolo vinse il primo mondiale, al 2000, quando fu brutalmente estromesso dall’invidia di Marchionne e i risentimenti di John Elkann.
Rivivono sullo schermo, i trionfi di Niki Lauda e Michel Schumacher, le emozionanti rincorse sulle piste di tutto il mondo.
Il silenzio in sala era altissimo, veramente non sentivi volare una mosca, io sentivo il mio batticuore, io che sono talmente insensibile alle emozioni dello sport che quando grazie a Montezemolo andai al circuito di Silverstone, per eseguire un gran premio dall’interno del recinto, mi sdraiai sul prato e mi addormentai al sole dell’agosto inglese.
Verso la fine del film c’è un malinconico riferimento all’estromissione di Montezemolo dalla presidenza della Ferrari. Grazie al suo lavoro e i suoi risultati aziende era stato quotata in borsa a un valore superiore a quello della Fiat. Nemmeno gli regalarono un’azione e nemmeno gli dissero, grazie.
Mentre scorrevano quelle immagini, ho ripensato alla pagina di un libro del 1992, che conservo come un breviario, “To the end of Time”, alla fine del tempo ma anche alla fine di Time, il magazine che detto legge in America per tre quarti di secolo, finito nel tritacarne della bolla di internet e alla fine salvato è quasi ibridato dalla generosità di un magnate della new economy.
In quel libro si racconta come la nuova generazione di manager del magazine avesse estromesso l’ultimo della vecchia guardia, negandogli anche un modesto ufficio di rappresentanza. L’autore, Richard Clurman, ne trae un cattivo auspicio, come per dire che chi tratta male lucenti farà una fine peggiore.
Ne sono testimone: Repubblica sta per essere comprata dai sauditi.
Quanto alla Fiat ormai non esiste più e quel che resta è francese, mentre la Ferrari è fonte di dolore tutte le domeniche per i suoi tifosi. I suoi piloti non riescono nemmeno a prendere un terzo posto.
Come dicevano un autore tragico greco, nessun delitto resterà impunito in questa vita. Nella trionfale serata a Roma c’era riscontro di questa verità di persecutori di Luca, Romiti, Marchionne, De Benedetti si sono persi le tracce alla memoria, i più importanti personaggi della capitale erano convenuti all’Auditorium per rendere omaggio alla loro vittima mancata.
Il film piace ed emoziona, Montezemolo è un bravissimo attore, semplice, naturale, misurato sempre. Però certamente non non rende onore in pieno alla complessa e ricca carriera del suo protagonista.
Gli anni gloriosi della Ferrari
Giustamente focalizzato sugli anni della Ferrari, il film fa un rapido cenno ai treni Italo, un ancora più rapido cenno alla campagna elettorale di Umberto Agnelli e agli anni del terrorismo, in cui Montezemolo svolse un ruolo importante.
In realtà Luca Montezemolo è stato dí meglio e di più. Anzi, il meglio lo ha dato dopo essere uscito dal cono d’ombra di Romiti e e anche dall’ombrello protettivo degli Agnelli (Montezemolo era talmente capace che, come ricordava la segretaria di Gianni Agnelli, era l’unico dirigente del vertice Fiat ad andare d’accordo con entrambi i fratelli).
L’affetto e la gratitudine non mi accecano, il fatto che io debba metà della mia vita a Luca (dove sarei, cosa farei se non lo avessi conosciuto, in quel giorno d’autunno del 1975 nell’anticamera di Giovannini a Torino?) non influisce sul mio giudizio. I fatti lo raccontano, i titoli dei giornali ne sono testimone.
A suo merito va l’insistenza con cui spinse perché Ezio Mauro passasse dalla Gazzetta del Popolo a Repubblica, inizio di una lunga e meritata carriera.
Negli anni di piombo, guidò le relazioni esterne della Fiat con mano sicuro e fede in un futuro migliore. La fatica non ci pesava, eravamo giovani, avevamo poco più di trent’anni.
In tempi più recenti, Luca Montezemolo è stato un ottimo presidente degli editori di giornali nel periodo difficile dei primi governi di Berlusconi, che certo non ci amava; è stato un eccellente presidente di Confindustria.
Sarebbe stato anche un perfetto Presidente del Consiglio nel dopo Berlusconi.tale lo aveva consacrato anche un un esponente di rilievo della sinistra, Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia.
Manovre oscure, anche se per me di chiara provenienza, lo hanno impedito, con grave danno per l’Italia. Anche in quest’occasione la lezione è stata quella della Formula 1: esci di vista una volta, rientra ai box e riparti.
L’articolo “Luca, seeing red”, Montezemolo e 40 anni di Ferrari: non capita a tutti di essere immortalati in un film da vivi proviene da Blitz quotidiano.