Roma, 8 novembre 2025 – È bastato il rilancio della proposta di un contributo straordinario sulle grandi ricchezze da parte del leader della Cgil, Maurizio Landini, per far ripartire lo scontro polemico sulla patrimoniale. Con Giorgia Meloni che punta a cogliere la palla al balzo per avvisare che “con la destra al governo non ci sarà mai”. E Elly Schlein che contrattacca: “Il suo governo verrà ricordato come quello dei salassi per famiglie e imprese italiane e per gli aiuti ai più ricchi”. Mentre Matteo Renzi parla di “autogol della sinistra” e Giuseppe Conte prova a chiudere la partita, smarcandosi dal Pd: “Per noi non è all’ordine del giorno”.
A far lievitare di nuovo il dibattito sulla tassazione dei “ricchi” è stata la vittoria del nuovo sindaco di New York Zhoran Mamdani, che, tra le altre proposte di “socialismo municipale”, come è stato ribattezzato, ha ipotizzato un innalzamento dell’aliquota sulle società all’11,5% e un prelievo del 2% sulle fortune superiori a 1 milione di euro. In realtà, il Tax the rich è risuonato di recente anche in Europa, tra Parigi e Bruxelles. In Francia la cosiddetta “tassa Zucman”, dal nome di Gabriel Zucman, economista francese professore alla Paris School of economics, è stata al centro anche della contesa per la formazione del nuovo governo, ma soprattutto, di un duello tra l’autore della proposta e Bernard Arnault anche a colpi di insulti.
Certo è che l’economista, insieme con altri ricercatori, propone un prelievo del 2% sui patrimoni superiori ai 100 milioni di euro senza esclusioni di sorta. Schlein, a sua volta, ha spiegato che la proposta deve essere europea: “Siamo a favore di una tassazione a livello europeo sulle persone che hanno milioni a disposizione, sui miliardari”. L’altro giorno, però, Landini ha sostenuto una sua proposta: “Abbiamo pensato a un contributo di solidarietà che riguarda l’1% dei cittadini italiani. Stiamo parlando di 500mila persone che sono ricche: stiamo dicendo che, per chi ha una ricchezza superiore ai 2 milioni, basterebbe un loro contributo al fisco di un 1%”. È così che si arriva alla stroncatura della premier arrivata via social ieri mattina. “Le patrimoniali ricompaiono ciclicamente nelle della sinistra – avvisa –. È rassicurante sapere che, con la destra al governo, non vedranno mai la luce”.
Patrimoniale, Conte: “Per noi non e’ all’ordine del giorno”
Sulla stessa linea gli altri leader della maggioranza. Con il vicepremier Antonio Tajani che spiega: “La Cgil è sempre contro. Forse Landini può essere che abbia delle mire politiche, che voglia fare il leader della sinistra. Legittimo. Io faccio solo un’analisi politica”. Schlein, però, non ci sta: “Con Giorgia Meloni al governo la pressione fiscale è salita al 42,8%, il massimo degli ultimi dieci anni. Lo dicono i dati del governo, non del Pd. Con che faccia stamattina si sveglia e attacca le opposizioni?”. Il leader dei 5 Stelle, pur attaccando Meloni (“È il governo delle tasse, sono dieci anni ormai e abbiamo il record della pressione fiscale”), ci tiene, però, a allontanare l’idea della patrimoniale dal suo partito: “Vorrei mandare un messaggio direttamente a Meloni che oggi ha voluto fare un post: si rassegni, non so se a sinistra c’è una discussione sulla patrimoniale, ma per quanto ci riguarda – noi siamo una forza progressista indipendente – una patrimoniale non è all’ordine del giorno”.
Tocca a Renzi tirare le somme dell’ultima polemica: “Sulla patrimoniale si gioca il capolavoro mediatico della Meloni e l’ennesimo autogol mediatico del centrosinistra. L’opposizione oggi potrebbe avere gioco facile e incalzare Meloni chiedendo conto del fatto che con la destra ci sono più tasse. Ma non lo fa perché un pezzo della sinistra anziché chiedere di abbassare le tasse rilancia la patrimoniale. La donna che ha alzato la pressione fiscale improvvisamente diventa la paladina che difende i cittadini dallo Stato esattore. E la sinistra che potrebbe guadagnare consenso sulla battaglia per abbassare le tasse si trova incastrata nel ruolo di vampiro”.