“Una sola carne”. Nell’elogio della monogamia, Papa Leone XIV libera il sesso dalle catene della procreazione

Mentre elogia la monogamia, circostanza che appare quasi asincrona e controcorrente rispetto ai tempi, il Santo Padre apre a una riflessione sul sesso come fonte di arricchimento e rafforzamento dell’unità di una coppia per cui non è possibile ridurlo e circoscriverlo all’ambito procreativo.

Nota sulla monogamia

“È proprietà essenziale del matrimonio, l’unità, che può essere definita come l’unione unica ed esclusiva tra una sola donna e un solo uomo o, in altre parole, come l’appartenenza reciproca dei due, che non può essere condivisa con altri”.

papa leone XIV
“Una sola carne”. Nell’elogio della monogamia, Papa Leone XIV libera il sesso dalle catene della procreazione (foto Ansa-Blitzquotidiano)

Lo sottolinea la Nota sulla monogamia del Dicastero della Dottrina della Fede approvata da Papa Leone. “‘Una sola carne’ è il modo in cui la Bibbia esprime l’unità matrimoniale”.

“È vero che, per molti, un tale messaggio potrà suonare strano o controcorrente – ammette il Vaticano -, ma possiamo applicare ad esso le seguenti parole di Sant’Agostino: ‘Dammi un cuore che ama, e capirà ciò che dico’”.

“La monogamia non è semplicemente l’opposto della poligamia. È molto di più, e il suo approfondimento permette di concepire il matrimonio in tutta la sua ricchezza e fecondità. La questione è intimamente legata al fine unitivo della sessualità, che non si riduce a garantire la procreazione, ma aiuta l’arricchimento e il rafforzamento dell’unione unica ed esclusiva e del sentimento di appartenenza reciproca”. L’unione tra i due sposi non si dissolve con il diminuire, nel tempo, dell’attrazione sessuale, ma si trasforma.

“Dammi un cuore che ama, e capirà ciò che dico”

“Con il passare del tempo, anche quando l’attrazione fisica e la possibilità di avere rapporti sessuali si indeboliscono – si legge nella Nota della Dottrina della Chiesa -, l’appartenenza reciproca non è destinata alla dissoluzione. L’opzione per l’unione dei due si modifica, si trasforma.

L’elogio della monogamia non esclude che nella coppia ognuno mantenga i suoi spazi. “Man mano che il loro amore matura, la coppia potrà comprendere e accettare pacificamente che la preziosa appartenenza reciproca che caratterizza il matrimonio non è un possesso, ma lascia aperte molte possibilità.

Ad esempio – si legge nella Nota dottrinale -, che uno dei due chieda un momento di riflessione, o qualche spazio abituale di solitudine o di autonomia, o che rifiuti l’intrusione dell’altro in qualche ambito della sua intimità, o che conservi qualche segreto personale custodito nel sancta sanctorum della propria coscienza senza essere pedinato o osservato”.

Un amore maturo ha bisogno di spazi per sé

Quindi la bellezza dell’unione matrimoniale “è esaltata da una magnifica libertà che nessun vero amore sarebbe in grado di ferire. Pertanto, il matrimonio esclude anche un controllo che possa dare sicurezza, certezza assoluta, assenza di ogni sorpresa. In un amore maturo, se l’altro ha bisogno di uno spazio per riscoprire il mondo, c’è posto solo per la fiducia, non per la pretesa di tranquillità assoluta, priva di ogni paura segreta, incapace di affrontare nuove sfide”.

In conclusione “il matrimonio non ci libera completamente dalla solitudine, perché il coniuge non può raggiungere uno spazio che può essere solo di Dio, né colmare un proprio vuoto che nessun essere umano è in grado di riempire”.

 

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