Nevicata in Val Padana, cosa aspettarsi e quando è attesa

 

Della neve in Val Padana, diciamolo, se ne parla da una vita. È quasi un rito collettivo, un’attesa che spesso si scontra con la realtà di inverni sempre più avari. Partiamo però dai fondamentali, perché la nostra pianura è un catino, un’area chiusa che lavora in modo tutto suo: intrappola l’aria fredda – quasi fosse una cassaforte termica – specialmente quando le correnti giungono da est. O anche da nord, certo.

Eppure, quando l’aria irrompe dai quadranti settentrionali, spesso ci gioca un brutto scherzo. Si attiva il favonio. Invece di crollare, le temperature schizzano verso l’alto, l’aria si secca e il cielo si pulisce. Una beffa? Forse. Perché mentre sulle Alpi di confine si scatenano bufere di neve, giù in pianura splende il sole in un contesto paradossalmente mite. Ma attenzione: appena il vento cessa, tutto cambia. Se la notte è serena, il calore si disperde e il termometro va giù in picchiata; ma anche senza stelle visibili, finito il ruggito del vento, il freddo si deposita nei bassi strati. Il famoso “cuscinetto” prende vita.

Il problema vero, però, sono le precipitazioni. Senza quelle, il gelo è sterile. Negli ultimi quindici anni – tolti casi eccezionali come l’inverno il 2018, abbiamo assistito a un copione frustrante: arrivava il freddo, si formava il cuscino gelido, ma mancava l’umidità. Niente perturbazioni, niente neve. Oppure arrivava la pioggia, ma con temperature troppo alte. Insomma, è mancata quella sincronia perfetta, quella specifica sinottica atmosferica che trasforma la pioggia in fiocchi bianchi fino al suolo.

E adesso? Come siamo messi per questo Gennaio? Gli indici climatici, stavolta, sembrano suggerire un cambio di passo. Il Mediterraneo promette di essere una fabbrica di precipitazioni attiva. Lo vedremo già nei prossimi giorni: piogge abbondanti, quasi eccessive, colpiranno il Piemonte e la Valle d’Aosta, con nevicate fortissime sui rilievi. Ma in pianura? Acqua. Manca il freddo, manca quel famoso strato d’aria gelida al suolo.

Tuttavia, guardando oltre, la musica potrebbe cambiare dopo Capodanno. C’è la tendenza concreta all’arrivo di masse d’aria dai Balcani, forse ancor più fredde dall’est vero e proprio. Aria pesante, che andrebbe a sedimentarsi nei bassi strati della Val Padana.

Qui entra in gioco l’incognita. I modelli matematici, in questo periodo, sono “disturbati”, faticano a leggere una situazione così complessa. Non sappiamo ancora con certezza se, proprio mentre il cuscino freddo sarà al suo posto, transiterà una perturbazione carica di umidità. È il tassello mancante. Eppure, i segnali di un Mediterraneo irrequieto ci sono tutti. Le piogge violente previste, ad esempio, in Emilia-Romagna o sul settore nord-occidentale sono figlie di questa energia in gioco – eventi che spesso i modelli inquadrano solo all’ultimo minuto.

Quindi, neve a Milano o Bologna? Impossibile dirlo ora con precisione chirurgica. Non possiamo promettere centimetri o date esatte. Sarebbe poco serio. Quello che possiamo dire, però, è che il rischio – o l’opportunità, a seconda dei gusti – è decisamente più alto rispetto all’inverno passato.

Le condizioni termiche tendono all’ideale e gli indici di comportamento atmosferico puntano verso un Gennaio dinamico. Se quel cuscinetto freddo riuscirà a resistere, a non farsi spazzare via o “sporcare” da correnti miti prima del tempo, la Val Padana potrebbe tornare a vestirsi di bianco. La natura, in fondo, fa sempre quel che vuole, ma quest’anno sembra avere le carte giuste in mano.

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