Ara Pacis: “Niger potrebbe essere faro di democrazia nel Sahel”

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Roma, 4 ago. (askanews) – “Gli aiuti che abbiamo portato non sono altro che una goccia d’acqua” rispetto alle necessità del Niger, “un Paese enorme e poverissimo, ma democratico”, che avrebbe bisogno piuttosto di “un piano strategico, coordinato a sostegno di pace, sicurezza e sviluppo, che lo aiuti a diventare un faro nella regione del Sahel, per dimostrare che la democrazia è la strada da seguire, perchè porta i frutti migliori”: è quanto ha detto la presidente della onlus Ara Pacis Initiatives for Peace, Maria Nicoletta Gaida, intervistata da askanews sulla sua recente missione nel Paese.

Gaida ha partecipato a fine giugno, insieme alla première dame del Niger, alle autorità e ai rappresentati delle comunità locali, alla cerimonia di consegna di autoambulanze, kit ed equipaggiamenti medici a favore della popolazione di Diffa, regione nel sud-est del Niger, al confine con la Nigeria, duramente colpita dalla presenza del gruppo terroristico Boko Haram. E in occasione di questa sua visita, “Ara Pacis ha firmato un accordo di partenariato con la Fondazione Noor, presieduta dalla premier dame Hadiza Bazoum”, ha riferito Gaida, spiegando che la Fondazione mira a sostenere il piano strategico di sviluppo messo a punto dal presidente nigerino, Mohamed Bazoum, ed “ha quindi come priorità la scolarizzazione delle bambine, il rafforzamento del sistema sanitario e il miglioramento delle condizioni di sicurezza”.

La cerimonia di consegna degli aiuti sanitari si è tenuta in concomitanza della visita a Diffa del presidente Bazoum, in carica dall’aprile del 2021, quando prestò giuramento nel primo passaggio democratico del potere in Niger. Già ministro dell’Interno sotto il suo predecessore Mahamadou Issoufou, nel discorso tenuto a Diffa, ha raccontato Gaida, Bazzoum ha detto che “non si può sconfiggere il terrorismo se non si aiutano le comunità e che sicurezza significa quindi aiutare le comunità, soprattutto quelle di frontiera” prime vittime delle incursioni dei jihadisti attivi nei vicini Mali e Nigeria, così come dei flussi di profughi in fuga dalle violenze. Sicurezza per Bazoum significa anche “evitare che i centri di accoglienza per profughi e sfollati, ma anche quelli per i migranti di passaggio nel Paese, fungano da centri di reclutamento per i jihadisti, per la criminalità, per i trafficanti di droga”.

Stando ai dati Onu, nel marzo 2022 il Niger ospitava circa 250.000 profughi e più di 276.000 sfollati. Senza sbocchi sul mare, situato nel cuore del Sahel, il Niger è il Paese più povero del mondo, secondo l’Indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite: nel 2021, oltre 10 milioni di persone (41,8% della popolazione) viveva in condizioni di estrema povertà. Ma “nonostante la grande povertà, l’assenza di infrastrutture, di scuole, di centri sanitari, c’è stata speranza e tanta voglia di crescere”, ha raccontato Gaida, ricordando che circa il 70% della popolazione ha meno di 25 anni.

“Nel Paese c’è grande speranza e fiducia nel presidente Bazoum”, ha aggiunto la presidente di Ara Pacis. Per questo, ha concluso, “servirebbe un piano strutturale per sostenere questo Paese democratico del Sahel, che gli permetta di crescere e di diventare un faro per l’intero Sahel”.