Il trasferimento delle 54 provette di DNA dall’ospedale San Raffaele di Milano all’ufficio del Tribunale di Bergamo è stato ritenuto legittimo. Queste provette erano rilevanti nel processo di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Il tribunale ha concluso che non vi è stato alcun comportamento illegittimo o finalità illecite nel trasferimento, portando all’archiviazione del procedimento contro la pm Letizia Ruggeri, responsabile delle indagini. Secondo il giudice, non ci sono prove di frode processuale.
L’importanza del DNA nucleare nel processo
La pm Letizia Ruggeri ha sempre sostenuto che le analisi sul DNA mitocondriale non avrebbero modificato l’identificazione di Bossetti, basata sul DNA nucleare. Il giudice veneziano ha confermato questa posizione, ricordando che le sentenze di primo e secondo grado, confermate dalla Cassazione, hanno dato certezza sulla prova scientifica utilizzata contro Bossetti. Le analisi del DNA nucleare, condotte durante le indagini preliminari, hanno infatti fornito una base solida per la condanna, rendendo irrilevanti ulteriori accertamenti sul DNA mitocondriale.
Implicazioni future sulla revisione del processo
Nonostante l’archiviazione della posizione della pm Ruggeri, i legali di Bossetti sostengono che il “fatto storico” riguardante il trasferimento delle provette in un luogo non refrigerato rimane. Questo dettaglio potrebbe influenzare una futura richiesta di revisione del processo, poiché le provette, secondo la difesa, potrebbero essere state compromesse e non più idonee a nuove analisi. Tuttavia, l’archiviazione non esclude la possibilità che Bossetti presenti una nuova istanza per rivedere la sua condanna.
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