Astronomia – La Stella o Cometa di Natale è realmente esistita?

«Quando Gesù fu nato a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco apparire dall’Oriente a Gerusalemme alcuni Magi, i quali domandavano dove fosse nato il Re dei Giudei, perché – dicevano – avevano visto la sua stella al suo sorgere ed erano venuti ad adorarlo […]. Allora Erode, convocati segretamente i Magi, si informò accuratamente da loro circa il tempo in cui la stella era apparsa […].
Udito il re, essi partirono ed ecco, la stella che avevano visto al suo sorgere li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il Bambino…»

Stiamo parlando della stella che guidò i Magi fino al luogo in cui si trovava il Bambino e che, dopo più di duemila anni, adorna presepi e balconi di migliaia di abitazioni. Ma è esistita davvero?

Si tratta di un enigma che ha da sempre suscitato l’interesse di numerosi astronomi e astrofisici, i quali ancora oggi cercano di comprendere se l’evento descritto dall’evangelista Matteo abbia avuto un fondamento reale. Il primo autore cristiano a interpretare la stella di Matteo come un oggetto astronomico reale fu Origene, teologo alessandrino vissuto nel III secolo. Nel Contra Celsum egli sostiene la realtà dell’evento, interpretandolo come la comparsa di una cometa particolarmente luminosa. Va tuttavia precisato che Matteo non utilizza mai il termine “cometa”, ma parla genericamente di una “stella”. È quindi possibile che non si trattasse di una cometa, ma piuttosto di un fenomeno astronomico di altro tipo, successivamente interpretato in modo simbolico o figurativo.

L’identificazione della stella con una cometa si diffuse soprattutto a partire dal XIV secolo. Il grande pittore Giotto di Bondone, colpito dall’apparizione della cometa di Halley osservata nel 1301, la raffigurò come stella della Natività nel celebre affresco della Cappella degli Scrovegni a Padova. Tra tutte le comete, l’attenzione della comunità scientifica si è concentrata in particolare su quella di Halley. Numerosi studi ne hanno ricostruito i passaggi fino a circa 2500 anni fa, sulla base di osservazioni storiche attendibili. È documentato un suo passaggio visibile intorno al 12 a.C., con una durata di circa due mesi.

Tuttavia, alla luce delle conoscenze storiche attuali, è necessario escludere che la cometa di Halley possa essere stata la “stella di Natale”: l’incongruenza cronologica rispetto alla probabile data di nascita di Gesù non è risolvibile.

Si è allora ipotizzato che potesse trattarsi di un’altra cometa. Le cronache cinesi riportano due eventi astronomici rilevanti in quel periodo, uno nel marzo del 5 a.C. e uno nell’aprile del 4 a.C., descritti rispettivamente come una “stella nuova” e come una “cometa senza coda”. Anche in questo caso, tuttavia, le interpretazioni restano incerte.

Un’ulteriore ipotesi fu formulata dall’astronomo Johannes Kepler, che nel 1604 osservò una supernova nella nostra galassia. Si tratta di fenomeni rari da osservare a occhio nudo: la loro frequenza media nella Via Lattea è di circa uno ogni quattro secoli. L’ultima supernova visibile senza strumenti ottici fu SN 1987A, esplosa nella Grande Nube di Magellano.
Contro questa ipotesi pesa però la durata del fenomeno: una supernova mantiene la massima luminosità per un periodo relativamente breve, incompatibile con il racconto evangelico, che suggerisce un fenomeno osservabile per diversi mesi.

Consapevole di tali difficoltà, Kepler avanzò un’interpretazione alternativa. Egli notò che nel 7 a.C. si verificò una spettacolare tripla congiunzione tra Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci. I due pianeti si avvicinarono fino a circa un grado di separazione angolare in tre occasioni: il 29 maggio, il 29 settembre e il 4 dicembre di quell’anno.
Questo evento, esteso nel tempo e di grande significato astrologico per le culture orientali, potrebbe aver accompagnato il viaggio dei Magi ed essere stato interpretato come il segno della nascita di un re.

Tale interpretazione è stata ripresa negli anni Settanta dall’astronomo inglese David Hughes dell’Università di Sheffield. Nel suo studio, basato anche su antichi testi astronomici babilonesi in scrittura cuneiforme, viene confermata la rilevanza della tripla congiunzione del 7 a.C. Secondo Hughes, i Magi avrebbero potuto prevedere l’evento con anticipo e interpretarne il significato simbolico, associando la visibilità serale dei pianeti all’annuncio della nascita del Messia.

In conclusione, non esistono prove definitive a favore di una singola interpretazione. Non è possibile stabilire con certezza se la stella dei Magi sia stata un reale fenomeno astronomico o piuttosto un racconto a forte valore simbolico. È tuttavia possibile che future scoperte archeologiche o nuovi studi storici possano contribuire a chiarire ulteriormente questo affascinante mistero.

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