
(TEMPOITALIA.IT) Le elaborazioni dei modelli matematici stagionali prospettano un autunno regolato da perturbazioni atlantiche e da piogge moderate, se non anche intense a tratti su alcune regioni, e rappresentano la migliore preparazione alla stagione fredda. Ma questo non è sufficiente, anche perché abbiamo visto in altre annate situazioni simili che poi non hanno prodotto un rigido inverno.
Attenzione, qui non stiamo invocando il gelo epocale o prevedendo che succederà l’era glaciale invernale. Stiamo semplicemente analizzando quelli che sono chiamati indici di comportamento del clima, detti in maniera molto semplificata.
Negli ultimi anni, però, il dominio dell’anticiclone africano ha spesso portato caldo fuori stagione e mari eccezionalmente caldi, alimentando fenomeni estremi. E vorrei ricordare che anche durante la stagione invernale, negli ultimi dieci anni e oltre, abbiamo avuto lunghissimi periodi con alta pressione che addirittura hanno sottratto giornate al meteo tipico dell’autunno e, soprattutto, a quello invernale.
Abbiamo osservato fasi con zero termico altissimo, assenza di neve sulle Alpi e neve del tutto mancante in Appennino. La situazione è molto delicata perché, soprattutto nella stagione invernale, stiamo assistendo a un cambiamento che sta cancellando la tradizionale stagione fredda in Italia. E se a questo aggiungiamo il fatto che non nevica più in Pianura Padana, le cose diventano davvero drammatiche dal punto di vista climatico, non tanto per ciò che vorremmo osservare, quanto per l’equilibrio dell’ambiente stesso.
Sembra banale parlare dell’assenza di neve in Pianura Padana, ma le nevicate padane fanno parte della tradizione, del clima di quell’area e soprattutto della statistica meteorologica che le indica.
I libri di geografia, ad esempio, riportano ancora che durante la stagione invernale in Pianura Padana nevica, mentre i ragazzi che studiano questi testi e vivono nelle regioni del Nord Italia, in particolare nella pianura, in molti casi non hanno mai visto un paesaggio imbiancato, se non qualche anno fa. Il 28 dicembre 2020 ci fu infatti l’ultima vera nevicata: cadde neve abbondantissima su Milano, mentre a Bologna e a Torino si registrarono solo nevicate modeste, ma l’evento più significativo si verificò in Lombardia. Poi il nulla: solo spruzzate di neve, fioccate, niente di più.
Ma ci sono delle novità: alcuni fattori, tra cui la presenza di La Niña e una QBO negativa, lasciano sperare in un ritorno a condizioni più regolari.
L’autunno è la stagione in cui l’atmosfera alterna gli ultimi richiami estivi alle prime incursioni di aria fresca. In un quadro ideale, le perturbazioni atlantiche garantiscono piogge regolari, limitando sia la siccità sia i nubifragi e consentendo al suolo di assorbire l’acqua in modo graduale. Queste condizioni, che possiamo definire “didattiche”, anche in passato non erano così comuni come talvolta si sostiene semplificando, ma negli anni recenti sono diventate un’eccezione.
Negli ultimi tempi, infatti, l’alta pressione subtropicale ha spesso bloccato queste perturbazioni. Il risultato è stato un aumento della temperatura dei mari mediterranei, ormai paragonabile a quella dei Caraibi in estate, ovviamente anche perché d’inverno la temperatura dei Caraibi è decisamente superiore a quella del Mar Mediterraneo.
Questa energia termica extra rende esplosivi anche peggioramenti minori autunnali, trasformandoli in episodi di forte impatto idrogeologico. Inoltre, le alte temperature marine intensificano l’entità delle precipitazioni invernali: l’atmosfera più umida spiega perché le piogge risultano più abbondanti. Lo stesso accade con le nevicate a livello globale: spesso sentiamo parlare di nevicate eccezionali o storiche, che non avvengono perché fa più freddo rispetto al passato, ma perché l’atmosfera contiene molta più umidità.
Un autunno scandito dal classico flusso zonale rimetterebbe ordine. Un’alimentazione costante di aria umida dall’Oceano Atlantico eviterebbe lunghi periodi secchi e ridurrebbe l’intensità dei singoli eventi piovosi.
Quest’anno la combinazione di La Niña e della QBO in fase negativa potrebbe favorire proprio questo scenario, riportando il meteo nel bacino del Mediterraneo verso una fase più equilibrata. Per equilibrata si intende un’annata ideale per avere condizioni di freddo associate a fasi di maltempo che, ovviamente, non saranno continue ma periodiche, favorevoli quindi a precipitazioni nevose, forse anche in Pianura Padana. Ma nessuno, da agosto, può dirvi con certezza se ci sarà la nevicata padana: servono una serie di condizioni atmosferiche.
Tuttavia, gli indici climatici sono favorevoli. In Nord America, i meteorologi che si occupano di climatologia a lungo termine stanno prevedendo una stagione invernale simile a quella dello scorso anno, quando si verificarono ripetute ondate di freddo, anzi di gelo, e persino una nevicata che raggiunse il Golfo del Messico e il nord della Florida. Ovviamente si tratta di proiezioni a lungo termine, considerazioni ancora da confermare.
E allora? Avremo un inverno con nevicate? Le condizioni in qualche modo ci sono, gli indici di comportamento del clima mostrano una fluttuazione verso questa tendenza, ma attenzione: abbiamo un devastante cambiamento climatico che sta alterando le oscillazioni del clima. Ed è questo il motivo per cui, anche in presenza di indici favorevoli a un inverno nella media o persino rigido, spesso non succede nulla di tutto ciò. Il deterrente resta l’aumento della temperatura dell’intero pianeta, con una miriade di altre conseguenze. (TEMPOITALIA.IT)
Avremo un Inverno più molto più freddo e con neve? Facciamo chiarezza
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