Cervinia, 3 dicembre, Val d’Aosta, Zona Rossa. Ai piedi della seggiovia cui sono in attesa almeno trecento persone. Telecamera le inquadra. Cervinia 48 ore dopo: telecamera inquadra ancora ma nelle immagini la gente in fila non c’è più. Qualcuno deve essersi accorto che si vedeva qualcosa di troppo.
Eliminare la gente in fila o le immagini della gente in fila?
Qualcuno in quelle 48 ore (lo raccontano Corriere della Sera, Stampa, tutti, lo raccontano le immagini e la loro sequenza) deve essersi trovato di fronte a un bivio: eliminare le centinaia di persone in coda e in mucchio alla seggiovia o eliminare le immagini delle persone in fila e in mucchio? La scelta appare realizzata nelle immagini che da allora in poi si possono ammirare della base impianti di risalita: gente non c’è più. E’ stata allontanata? No, è stata “pixellata”. Pixellata, sbianchettata, cancellata con la gomma a seconda delle tecnologie antiche o moderne. Comunque sempre la stessa operazione: rimuovere dalle foto e immagini della realtà quel che fa scomodo. Anzi fa, secondo chi pixella, sbianchetta e rimuove, danno.
Obiettivo sciare, quindi evitare telecamere
Prima sciare…e per sciare tranquilli senza social e magari Tg che vengono a rompere le scatole, primo evitare le telecamere. O renderle inoffensive, non moleste e non dannose al primo obiettivo. L’ostacolo allo sci sereno e libero è la telecamera, non il contagio. Cervinia traccia la pista in questo slalom ad evitare di incappare in una regola anti contagio, traccia la pista evita paletti e mostra un percorso di veloce discesa libera verso il soddisfacimento della voglia di sciare e verso la voglia di lavoro e affari del mondo sci, discesa libera da ogni responsabilità verso la collettività.
Ma non è una discesa libera isolata ed esclusivamente made in Cervinia. Era ovvio ci si arrivasse. E probabilmente ci si è arrivati chissà in quanti altri luoghi prima ancora che qualcuno facesse caso alla telecamera di Cervinia diventata mezza orba.
Tutti insieme, dove è il problema? Il problema è se ci vedono.
Ampi strati della comunità sociale chiamata Italia hanno mostrato e mostrano di essere riassumibili nella formula: il problema è se ci vedono. Non solo i ragazzini dati sempre per essere loro e solo loro. Non solo i gaudenti e goderecci ad ogni costo e a dispetto del prossimo. No, c’è ben altro dentro lo scatolone sociale del “il problema è se ci vedono”. Un intero ceto politico e amministrativo, quello delle Regioni, gioca da mesi a non far vedere: il problema non è il contagio ma il colore della Zona assegnato. E in segmenti e settori produttivi e commerciali vasta è l’idea del dobbiamo sopravvivere e quindi se per sopravvivere, meglio non far vedere…
Non tutti, non i più, ma una vasta minoranza oscura o “pixella” ciascuno a suo modo la sua telecamera. A Cervinia hanno poi detto che i trecento e passa in fila serrata erano tutti atleti che si allenavano, atleti autorizzati a sciare. Trecento? Anche seicento hanno detto. In effetti mica solo a Cervinia, in tutta Italia se vuoi praticare sport pericoloso per il contagio diventi praticante agonistico e vai dove andavi prima e fai quello che facevi prima. Atleti liberi di andare piscina, palestra, pista? Moltiplicazione di atleti.
Quanto alla telecamera, a Cervinia hanno detto che era stata spenta dal vento che la faceva oscillare. Ma la telecamera non sembra proprio sia stata spenta da nessuno e da niente. Solo addomesticata, non spenta. E allora da Cervinia hanno detto come la pensano davvero, hanno detto di vedere “voglia di pescare nel torbido” da parte di chi si impiccia di file, assembramenti, piste e impianti di risalita. E cosa c’è di più “torbido” di domandare: scusi, se impianti chiusi allo sci perché tutta quella gente in fila al mattino? (Fonte La Stampa)