Roma, 19 gennaio 2025 – Cresce la tensione in Corea del Sud dopo l’arresto del presidente deposto Yoon Suk Yeol. Una folla fuori controllo ha assaltato stamane prima dell’alba il tribunale che ha esteso la detenzione di Yoon a 20 giorni, su richiesta della procura. Già da ieri decine di migliaia di persone stavano assediando il palazzo di giustizia del distretto occidentale di Seul in attesa della decisione sulla estensione della detenzione. Alla notizia della conferma dell’arresto, motivata con il timore di inquinamento o distruzione delle prove, una marea di sostenitori del presidente deposto hanno preso d’assalto la Western District Court, infrangendo le finestre e facendo irruzione nell’edificio.
A contrastare le migliaia di sostenitori di Yoon sono intervenuti centinaia di poliziotti, che hanno effettuato decine gli arresti. Le autorità hanno condannato l’assalto al tribunale, “senza precedenti” nella storia della Corea del Sud.
L’ex presidente sudcoreano è accusato di insurrezione e abuso di potere. Il 3 dicembre tentò di imporre lo stato di emergenza e inviò le truppe al parlamento nazionale, in mano all’opposizione, per impedire il voto sul decreto di destituzione. Yoon Suk Yeol, 64 anni, aveva giustificato la sua misura estrema con la volontà di proteggere il Paese dalle “forze comuniste nordcoreane” e di “eliminare gli elementi ostili allo Stato”. Ma, anche se circondati dall’esercito, i deputati del Parlamento ostacolarono i suoi piani votando rapidamente un testo che chiedeva la revoca dello stato di emergenza. Yoon si arrese davanti all’opposizione dei funzionari a migliaia di manifestanti pro-democrazia scesi in piazza.
Comunque il suo arresto, come il tentato golpe, hanno diviso il Paese e scatenato il caos politico, alimentando nuovi scontri di piazza. Ora con l’esensione dell’arresto i pubblici ministeri potranno definire le accuse a carico di Yoon, tra cui per l’appunto quella di sedizione, un reato che prevede la pena di morte.