Roma, 5 dicembre 2025 – La conferma che non esiste alcun piano di chiusura, ribadita in primo luogo dal ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso, e la volontà di rimettere in funzione la linea dello zincato. Dalla riunione al Mimit sulla vertenza dell’ex Ilva di Genova arriva l’annuncio che fa sciogliere i presidi di sindacati e operai a Cornigliano mentre la Uilm denuncia un’aggressione “a calci e pugni da individui con la felpa della Fiom” e i metalmeccanici della Cgil dicono che “il problema non è risolto ma riprendiamo l’attività da domani a pieno regime con 585 persone a lavorare, 280 in cassa e 70 ai corsi”.
I cinque giorni dell’ex Ilva
Finisce così la protesta dei sindacati che durava da cinque giorni a Genova, mentre a Roma il ministro Urso precisa in una nota che “il programma di manutenzione avviato a Taranto è orientato a ripristinare una capacità produttiva di 4 milioni di tonnellate” e annuncia che il governo “è pienamente impegnato a garantire la continuità produttiva degli stabilimenti e il percorso di decarbonizzazione, anche valutando l’intervento di un soggetto pubblico, ove richiesto e necessario, a sostegno del piano industriale”. La promessa è sufficiente per far dire al presidente della Regione Liguria Marco Bucci “torniamo da Roma con una prima buona notizia per il futuro”.
La linea dello zincato

Per la sindaca di Genova Silvia Salis la ripartenza della linea dello zincato “è una notizia transitoria non negativa. Però è tutto un evolversi, non voglio dire day by day, perché è un tempo troppo stretto, ma sicuramente ci saranno altri incontri”.
Le senatrici di Italia viva Raffaella Paita e Annamaria Furlan però sfidano il ministro? “In quali forme e modalità lo Stato intende intervenire nella vicenda Ilva? Qual è il livello occupazionale garantito dal governo? Crederemo alle promesse di Urso solo dopo questi precisi e inderogabili chiarimenti saranno forniti ai lavoratori e al Paese”.
L’aggressione
In mattinata era arrivata la notizia dell’aggressione al segretario generale della Uilm Luigi Pinasco, a quello organizzativo Claudio Cabras e a tre delegati davanti allo stabilimento presidiato: “Prima calci e pugni alla schiena, alle gambe, alla testa. I delegati hanno provato ad allontanarsi, poi a correre. Sono stati braccati per quasi un chilometro”, fa sapere il sindacato. Il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri parla un “attacco squadristico dei delegati della Fiom” e dice che l’aggressione “rasenta il terrorismo”.

Subito dopo arriva la risposta di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, e di Michele De Palma della Fiom: “La Fiom e la Cgil si sono sempre battute contro il terrorismo e per affermare la democrazia, anche a costo della perdita della vita come accaduto proprio all’ex Ilva di Genova al nostro delegato Guido Rossa. “Quanto accaduto davanti ai cancelli dell’ex Ilva di Genova – dicono Landini e Palma –, il forte clima di tensione al presidio sindacale, non può essere in alcun modo strumentalizzato né tanto meno irresponsabilmente associato al terrorismo”.
La protesta all’ex Ilva
Lo scioglimento dei presidi arriva alla fine di cinque giorni di protesta e blocchi del traffico, culminati nella manifestazione dell’altro ieri. Un lungo corteo a piedi insieme ai lavoratori di tutte le grandi fabbriche del capoluogo ligure (Ansaldo Energia, Piaggio Aerospace, Fincantieri) dal presidio di Cornigliano fino al centro della città guidato da enormi ruspe e dal Dito, un mezzo che serve in acciaieria per movimentare i coils di acciaio. Poi i lanci di bottiglie agli agenti che difendevano la prefettura e la risposta delle forze dell’ordine con i lacrimogeni.