Roma, 30 ottobre 2025 – La tregua a Gaza è sempre sul filo del rasoio, o dei raid. Dopo i massicci bombardamenti avvenuti nella notte tra martedì e ieri e il ripristino del cessate il fuoco, si è registrato un nuovo attacco aereo nel nord della Striscia.
L’Idf, come confermano i media israeliani, ha compiuto un’operazione mirata contro un deposito di armi, situato nella zona di Beit Lahia, al fine di “eliminare una minaccia terroristica”, ovvero un’infrastruttura che conteneva “armi e mezzi aerei destinati a un imminente attacco contro i soldati e lo Stato ebraico”.
Massicci attacchi
La giornata di ieri era iniziata però con le parole dei vertici dell’esercito di Tel Aviv che sancivano il ripristino della tregua, a partire dalle 9 di mattina, nella Striscia di Gaza. “A seguito di una serie di attacchi, in cui sono stati colpiti decine di obiettivi terroristici in risposta alle violazioni di Hamas, l’Idf ha iniziato a far rispettare nuovamente il cessate il fuoco”.
Una tregua che però nelle ore precedenti aveva rischiato di essere spazzata via dai raid dello Stato ebraico, a seguito dell’uccisione a Rafah di un militare israeliano. “L’Idf – ha proseguito l’esercito –, ha colpito trenta terroristi che ricoprivano posizioni di comando all’interno delle organizzazioni che operano nella Striscia”.
I bombardamenti, ordinati dal premier Netanyahu e durati circa dodici ore, secondo le prime stime, avrebbero causato la morte di almeno 104 persone, di cui 46 bambini e 20 donne, e oltre 250 feriti. Alcune fonti mediche della Striscia hanno precisato che gli attacchi hanno colpito, tra le tante località, anche il campo profughi di Bureij, il quartiere Sabra di Gaza City e Khan Yunis.

Trump minimizza
Da Washington, invece, il presidente statunitense Donald Trump ha predicato la calma, spiegando che “nulla metterà a repentaglio la tregua a Gaza” e che Israele dovrebbe reagire solo nel caso in cui i suoi soldati venissero attaccati. “Hanno ucciso un soldato israeliano – ha detto il tycoon ai giornalisti sull’Air force one – e quindi Tel Aviv ha reagito. E doveva reagire”.
Oltre alla reazione armata, Israele ha inoltre previsto il divieto per la Croce Rossa di visitare i prigionieri palestinesi detenuti nelle celle dello Stato ebraico. “Le visite della Croce Rossa ai terroristi nelle carceri – ha dichiarato il ministro della Difesa, Israel Katz – danneggerebbero gravemente la sicurezza del Paese». Secondo Chanel 12, inoltre, Hamas si starebbe preparando a consegnare nei prossimi giorni quattro corpi dei tredici ostaggi ancora dispersi.
L’attacco: “Albanese? Strega cattiva”
Ha, infine, destato molte polemiche il rapporto di Francesca Albanese, relatrice speciale e indipendente dell’Onu per la Palestina, con cui ha accusato 63 Stati, compresa l’Italia, di “essere complici del genocidio di Gaza”.
“Attraverso azioni illegali e omissioni deliberate – ha detto Albanese –, troppi Paesi hanno danneggiato, fondato e protetto l’apartheid militarizzato di Israele, consentendo alla sua impresa coloniale di metastatizzare in genocidio, il crimine supremo contro il popolo della Palestina”.
“Il rapporto presentato da Albanese – ha replicato l’ambasciatore Maurizio Massari, membro permanente all’Onu – è totalmente privo di credibilità e imparzialità. Come Italia, non ne siamo sorpresi”. “È una strega malvagia”, ha detto l’ambasciatore israeliano all’Onu, Danny Danon.