Gli Shutzen sudtirolesi contro Sinner “felice di esser nato in Italia”. L’appello suona come una minaccia

Quando troppo tedesco, quando troppo italiano: per il povero (si fa per dire) Sinner essere semplcemente se stesso per molti forzati del culto identitario non va mai bene. Dopo che a sud delle Alpi in parecchi storcevano la bocca per il presunto insufficiente suo tasso di italianità, si era risolto dichiarare la sua felicità di essere nato nel Bel Paese e non in Austria o da un’altra parte.

Non l’avesse mai detto: ecco che è scattato automatico il riflesso uguale e contrario dei sudtirolesi, o altoatesini che dir si voglia. In questo caso nella versione supposta più pura (cosa tocca dire, mamma mia, “mein mutti”): gli Shutzen, ovvero i cappeli piumati tirolesi, i bersaglieri locali. Di seguito il nocciolo delle critiche al tennista esposte dal comandante dei Cappelli piumati dell’Alto Adige Christoph Schmid nella lettera aperta che gli ha gentilmente indirizzato.

L’appello dei cappelli piumati sudtirolesi

“In una società libera ognuno deve poter definire la propria identità. Ma sai bene che affermazioni come questa — soprattutto se pronunciate da una personalità tanto conosciuta — hanno un effetto che va ben oltre lo sport. Vengono accolte con soddisfazione dai nazionalisti italiani, mentre qui da noi suscitano preoccupazione. Perché toccano questioni per noi centrali: la nostra lingua, la nostra storia, la nostra identità”.

I nazionalisti italiani, certo, ma per la bionda controparte basta un “qui da noi” (il nazionalismo becero è sempre quello degli altri). La lettera continua.

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Gli Shutzen sudtirolesi contro Sinner “felice di esser nato in Italia”. L’appello suona come una minaccia (foto Ansa-Blitzquotidiano)

“Proprio l’Austria che tu hai ‘rifiutato’ si è impegnata instancabilmente, in decenni difficili, per i diritti dei sudtirolesi: sul piano politico, diplomatico e culturale. Per questo fa male quando personalità di spicco del nostro territorio, con parole avventate, danno l’impressione che questo legame storico e l’autonomia faticosamente conquistata abbiano perso significato”.

Non poteva mancare l’appello a Sinner. “Quando in futuro ti verrà chiesto del tuo sentimento nazionale, ti preghiamo di riflettere sul peso delle tue parole. Parla pure — se lo desideri — della tua appartenenza all’Italia, ma fallo con rispetto verso tutti coloro che si sentono sudtirolesi, ladini o appartenenti ad altre minoranze. Proprio tu, che viaggi tanto nel mondo, sai bene che apertura e diversità non sono una debolezza, ma una forza”. Altrimenti?

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