Gruppo bancario osteggia apertamente Bitcoin e altre criptovalute

Non è un segreto l’insofferenza delle banche nei confronti delle cripto monete, che obiettivamente gli hanno tolto la supremazia che avevano sui risparmi e sulla loro gestione.

Molte sono le società, anche quotate in borsa, che decidono di investire sulle cripto, principalmente Btc, piuttosto che depositare utili a “marcire” in banca con margini di guadagno irrisori, se non addirittura negativi.

Se a questo poi ci aggiungiamo tutto l’ecosistema decentralizzato di molte cripto valute, che permettono agli utenti di ricevere o prestare soldi, senza passare da organismi controllati come banche e finanziarie, il panorama per chi era il detentore assoluto di tali servizi diventa poco allettante.

Ed ecco che allora, la reazione stizzita sui social, di uno dei gruppi di credito più potenti non lascia sorpresi affatto, anzi era da prevedere! Alla faccia del Politically correct, con un Tweet dal suo account ufficiale Unicredit dice praticamente ai clienti italiani che chi ama le criptovalute farebbe forse meglio ad aprire un conto altrove!

Il tutto è nato da questa chat tra un correntista e il servizio clienti di Unicredit, a cui è seguita la polemica su questa policy non inclusa nel contratto, e di cui i clienti non ne sanno nulla.

Siamo al paradosso. Presto forse i correntisti vedranno recapitarsi una modifica unilaterale del contratto contenente tali informazioni?

La buona notizia è che non c’è alcuna necessità di operare con le cripto attraverso gli istituti di credito, perché ci sono tantissime piattaforme di trading da poter utilizzare.

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Certo bisogna essere accorti, perché non tutte le piattaforme sono serie e credibili. Diffidate da quelle che promettono facili guadagni e fidatevi invece di quelle solide, che oltre al trading offrono la possibilità di imparare.

Sicuramente una che svolge con attenzione questo compito è eToro, che da la possibilità agli utenti meno esperti di aprire un conto ed osservare cosa fanno i trader più esperti, una vera e propria piattaforma di social trading, che non promette miracoli, ma spiega come fare trading e come questo può essere fruttuoso, ma anche molto pericoloso se non viene fatto con criterio.

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Tornando al caso di Unicredit, le risposte del gruppo sul canale social sembrano quasi delle minacce di chiusura del conto, blocco etc, se si investe in criptovalute, seguite poi una serie di risposte che sfiorano il non senso, come quella che indica poco sicuri i pagamenti sulle piattaforme di exchange…come se non fossero gestiti proprio dalla banca!

Insomma sembra più una reazione stizzosa nei confronti di un mondo al quale Unicredit ha dimostrato da tempo di essere ostile.

Sarà ma non sembra essere una politica particolarmente illuminante, anzi questo comportamento spingerà semplicemente una parte dei clienti a rivolgersi ad altri istituti bancari, ad aprire conti on line, dove depositare una quota dei loro soldi, ed acquistare senza difficoltà delle cripto o iscriversi ad una piattaforma di trading, senza il pericolo di trovarsi il conto bloccato.

La poca lungimiranza di alcune banche nei confronti di un universo in espansione, questa resistenza reiterata, non farà altro che accelerarne la disfatta. Sarebbe molto più avveduto da parte loro prendere parte in questo processo di trasformazione per non esserne tagliati fuori.

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