Roma, 14 settembre 2025 - Uniti per battere il centrodestra, ma non necessariamente alleati. Tra Giuseppe Conte e Elly Schlein corre un sottile distinguo di parole per cercare di spiegare agli elettori, i 5 Stelle da un lato e quelli del Pd dall’altro, che l’unione fa la forza e che questa è necessaria per costruire una coalizione che possa rappresentare l’alternativa al governo Meloni, ma restando con identità ben distinte, con storie distinte e con una diversa visione del futuro del Paese.

La segretaria dem, ieri a Reggio Emilia per chiudere la festa del Pd, lo ha detto in modo chiaro: “Sono convinta che ce la faremo e che costruiremo l’alleanza progressista che batterà le destre alle Politiche. Abbiamo smentito chi guardava con diffidenza e sufficienza il nostro lavoro di ricucitura: oggi vediamo che l’alternativa comincia a essere concreta”. E ha ribadito il suo mantra: “Abbiamo seguito testardamente un obiettivo, unità, unità, unità, testardamente unitari. Siamo riusciti a chiudere la stessa alleanza progressista in tutte le regioni al voto, avanti insieme, non succede da 20 anni. Dico a Meloni: abituatevi, non vi faremo più il favore di dividerci. Vinceremo, prima alle Regionali e poi alle Politiche”.
Dal leader del M5s, ieri sono però arrivati alcuni distinguo. “Con il Pd – ha detto Conte alla festa del Fatto Quotidiano a Roma – non siamo alleati, stiamo costruendo un progetto politico per mandare a casa Meloni. Dichiararsi pregiudizialmente alleati rischia di indebolire, siamo una forza diversa, abbiamo una storia diversa dalla Quercia coi cespugli intorno”, ha commentato riferendosi alle maxi-coalizioni guidate dai Ds in un’altra epoca politica. “Attenzione – ha tuttavia avvertito Conte –, ogni giorno lavoriamo per costruire un progetto per contrastare questa destra estremista. Ma alleati saremo quando convergeremo sul progetto progressista, nero su bianco”, ha precisato l’ex premier, negando che il suo obiettivo privato sia quello di tornare a Palazzo Chigi: “Per me non sarà mai una questione personale. Vogliamo lavorare per un progetto progressista serio che possa migliorare il Paese”.
E ancora: “Possiamo suicidarci oggi appellandoci a una regola che ci faccia individuare astrattamente un candidato che poi non è competitivo? Volete portarci alla sconfitta? – ha scandito Conte davanti alla platea amica – Non c’è un criterio per stabilire chi sarà il candidato premier. Se siamo una coalizione decideremo insieme”.

Il nodo della futura premiership è dunque tutto da discutere. Primarie di coalizione o conta dei voti alle urne? In ambienti del centrosinistra l’interrogativo si fa incalzante. Conte, però, ha raffreddato la pratica rivendicando mani libere. Il leader stellato ha anche scelto di non mettere un veto esplicito sulla presenza in coalizione di Matteo Renzi: “Non rimaniamo appesi ai personalismi, ci siamo già passati. Faremo di tutto per evitare accozzaglie o armate Brancaleone. Ma un percorso si può fare, adesso non ha senso dire “tizio sì” o “tizio no”, fateci lavorare e costruire questo percorso, e dopo chissà che non ci siano belle sorprese”, ha affermato l’ex premier. Il programma “deve essere realmente condiviso. L’affidabilità dei compagni di viaggio è fondamentale”.