Roma, 14 ottobre 2025 – Per oltre cinquant’anni ha incassato assegni e indennità destinati ai non vedenti. Per l’Inps e l’Inail era cieco al 100%. In realtà, come hanno scoperto le fiamme gialle, se la cavava benissimo tra forbici da potatura, tagliasiepi e buste della spesa. Il protagonista della truffa, un 70enne di Arzignano, nel Vicentino, è stato filmato mentre curava il giardino e faceva acquisti al mercato in totale autonomia. Un’indagine durata due anni ha portato alla scoperta di oltre un milione di euro percepiti indebitamente dal 1972. Un caso clamoroso, certo, ma che riporta in primo piano una domanda cruciale: come funziona davvero il meccanismo di assegnazione delle invalidità e quali controlli esistono per evitare simili abusi?
Come si ottiene l’invalidità civile
Il percorso comincia sempre dal medico curante, che invia all’Inps il certificato medico introduttivo in formato digitale. Con quel documento, la persona presenta la domanda per il riconoscimento dell’invalidità civile o di altre prestazioni (cecità, sordità, handicap). La Commissione medica dell’Asl, integrata da un medico dell’Inps, convoca quindi l’interessato per una visita. In base alle tabelle ministeriali, la commissione assegna una percentuale di invalidità, da cui dipendono i vari benefici economici e assistenziali: pensioni, indennità di accompagnamento, esenzioni e agevolazioni.
Per i casi più gravi, il verbale medico-legale certifica anche la “situazione di gravità” ai sensi della Legge 104, che dà diritto a permessi lavorativi o all’assistenza continuativa da parte dei caregiver.
Controlli e revisioni
Una volta riconosciuta l’invalidità, l’Inps può disporre revisioni periodiche per verificare se le condizioni di salute siano rimaste invariate. La revisione può avvenire sugli atti, quando la documentazione medica è sufficiente, oppure con una nuova visita diretta. Le persone affette da patologie irreversibili o ingravescenti, come molte malattie croniche o degenerative, sono invece esonerate dalle revisioni per evitare iter inutili. Negli ultimi anni l’Inps ha introdotto sistemi di controllo incrociato dei dati e algoritmi di intelligenza artificiale per individuare incongruenze nelle dichiarazioni o comportamenti sospetti, come nel caso vicentino. Le fiamme gialle, inoltre, collaborano con l’ente previdenziale nelle indagini più complesse, incrociando banche dati e segnalazioni fiscali.
La riforma del 2024
Dal 2024 è in corso una profonda riforma del sistema – ancora in sperimentazione – , introdotta dal decreto legislativo 62/2024 in attuazione della legge delega 227/2021. La novità più importante è che l’Inps diventa l’unico ente titolare dell’intero processo di accertamento, superando la frammentazione tra Asl e altre amministrazioni. Il nuovo modello introduce anche un diverso approccio: non più solo percentuali di invalidità, ma livelli di sostegno — lieve, medio, intensivo — in linea con la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.
Il sistema è stato inoltre digitalizzato: la domanda unica online sostituisce la vecchia burocrazia cartacea e il certificato medico introduttivo, valido 90 giorni, può essere trasmesso direttamente dal medico curante. La valutazione diventa multidimensionale, tiene conto non solo della patologia ma anche del grado di autonomia e del contesto di vita della persona, e porta alla definizione di un progetto personalizzato di vita indipendente. La sperimentazione è partita in nove province e, dal 30 settembre 2025, è stata estesa ad altre undici, tra cui Vicenza, dove proprio il caso del “falso cieco” ha riacceso il dibattito sui controlli.
Dal 1° gennaio 2027 la riforma sarà pienamente operativa in tutta Italia. L’obiettivo è duplice: tutelare meglio chi ha davvero bisogno e stanare chi approfitta delle falle del sistema. Un equilibrio delicato, ma necessario, in un Paese dove la fiducia nelle istituzioni passa anche dalla capacità di distinguere i diritti dai raggiri.
Perché certe truffe durano decenni
Il caso di Arzignano non è isolato. In passato si sono registrati decine di episodi simili, con finti invalidi, falsi ciechi o persone che “guarivano” miracolosamente fuori dagli studi medici. Le ragioni sono note: iter lenti e frammentati, controlli scarsi o casuali, mancanza di comunicazione tra le banche dati di Asl, Inps e Agenzia delle Entrate. La digitalizzazione e l’unificazione delle procedure puntano, non a caso, a colmare queste falle, garantendo maggiore trasparenza e tempi più rapidi.
Lo Stato contro le truffe
La riforma della disabilità e la digitalizzazione delle procedure Inps non servono solo a snellire la burocrazia e ridurre i tempi di attesa. Servono soprattutto a prevenire abusi e truffe come quella del falso cieco di Vicenza. Grazie all’integrazione dei dati, al monitoraggio automatizzato e ai controlli mirati in collaborazione con le forze dell’ordine, lo Stato punta a garantire che le prestazioni economiche e assistenziali arrivino soltanto a chi ne ha diritto, rendendo più difficile ingannare il sistema anche a distanza. O almeno così si spera.