Italia, Sicilia e il caso Cuffaro: Agnus siculi qui tollis peccata mundi

La vicenda Cuffaro, detto Totò, è assolutamente perfetta. Ci voleva come il pane, come il cacio sui maccheroni. L’opinione pubblica ha sempre bisogno di un nemico pubblico n.1, un capro, o “crasto”, espiatorio. Qualcuno con cui togliere a tutti i peccati del mondo.

Non vogliamo entrare nel merito delle accuse all’ex presidente della regione siciliana, non vogliamo commentare il diluvio di intercettazioni, definirne da pulpiti aleatori il contenuto morale o etico. Ma siamo sicuri che guardiamo la luna, o il suo dark side? O stiamo come al solito guardando il dito?

Totò è perfetto come arma di distrazione di massa, il totem per antonomasia, con quella sua parlata lenta e dentale, con quella sua faccia rotonda come le arance di Ribera, da arabo dell’entroterra agrigentino, più arabo di Arafat, più caotico e controverso dei personaggi di Pirandello.

Cuffaro è un brand

Italia, Sicilia e il caso Cuffaro: Agnus siculi qui tollis peccata mundi
Italia, Sicilia e il caso Cuffaro: Agnus siculi qui tollis peccata mundi – Blitzquotidiano.it, Una veduta esterna del Palazzo dei Normanni, sede dell’Asemmblea regionale, Palermo, in una foto d’archivio. ANSA/MIKE PALAZZOTTO

Volete un nemico, qualcuno che rappresenti il male dell’isola? Cuffaro è il brand assoluto, si vende più dei cannoli e della caponata. Lui è Dolce&Gabbati.

A cosa serve? A distrarci dal vero problema, quello sistemico, trasversale, universale nel continente siciliano, e soprattutto italiano.  Che è l’ambiguità, il clientelismo, l’intolleranza ai diritti più che al lattosio, la corruzione, la spregiudicatezza, in soldoni l’assenza di etica e coscienza civile. L’amico, la convenienza dello scambio, vale immensamente più della comunità.

I siciliani non sono anticomunisti, perché tanto i comunisti siciliani sono differenti, sono anti comunitaristi.

Totò, che visse due volte, e magari tre, è utile per concentrare su di lui l’immagine dell’efferatezza della mala gestio pubblica. Pensate che gli altri, una parte consistente, trasversale, della classe dirigente non faccia lo stesso? Ovviamente, solo che lui si vende facile, gli altri vanno in ottava pagina, lui conquista la prima.

C’è indagine e indagine

Da tempo ci sono già indagini, vedi il caso Prestipino a Roma,sugli appalti, subappalti, consulenze, della madre di tutte le opere, il Ponte sullo Stretto. Ma veramente pensate che le possa intermediare in Sicilia Cuffaro? Qui arriveranno forse le briciole, ma le grosse tangenti eventuali, gli accordi ambigui, le intermediazioni, sono da cercare in altri luoghi, dove si è spostata la linea della palma di Sciascia.

Facciamo un esempio: Il comune di Milano ha appena venduto lo stadio S. Siro a Milan ed Inter, due squadre eternamente rivali ma oggi socie sulla proprietà dello stadio. La cifra di vendita è di 197 mln, cifra che per noi mortali sembra elevata, ma non si considera che oltre lo Stadio ci sarà la riqualificazione urbanistica, e costruttiva delle aree circostanti. Un affare che per volumi triplicherà quanto meno quello da 200 mln di allora della torre Unicredit a Porta Garibaldi oggi piazza Aulenti.

I veri affari, i guadagni che si fanno con la gestione pubblica sono questi altro che i 25.000 euro presunti delle intercettazioni su Cuffaro. Ma lui va in prima pagina, Milan&Inter no. Noi siculi, agnelli o meno, si sa, siamo sempre sporchi, brutti e cattivi.

Conviene a tutti che si guardi a Cuffaro, e non ad altri, conviene al vero “Business”, e forse ai magistrati, guardare il “crasto” e non il cavallo da corsa, in borsa. Il coraggio per altre inchieste, ben più importanti, forse non c’è, ma Cuffaro val bene una messa.

Cuffaro è, ben inteso, un peccatore, uno di quelli con la camicia macchiata di sugo, ma qualcuno, a parte il novello Savonarola La Vardera, in Sicilia e fuori, soprattutto fuori, da essa, può scagliare la prima pietra? Noi siciliani, noi italiani, siamo un popolo eticamente differente? Ne abbiamo certezza incrollabile?

Cuffaro non deve essere salvato da noi, ma da sé stesso forse, per la sua dipendenza dalla intermediazione asfissiante, dal mettersi, per scambio o altro, a disposizione di tutto e tutti.

Ma ancora non c’è una San Patrignano per i drogati di politica. Ci sono delle CTA tribunalizie, nei palazzi di giustizia e sul Web. Totò se le cerca, ma noi non siamo migliori, siamo solo personaggi meno utili.

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