La svolta del sindacato, Sbarra da CISL a Chigi, Landini degli scioperi pensa al dopo CGIL

C’era una volta il sindacato forte, coeso, gagliardo. Ora non c’è più, è soltanto un ricordo.

Si è sbriciolato, si è diviso in tante correnti, nemmeno fosse un partito. La Cisl si è sottratta, il suo ex segretario Luigi Sbarra oggi va in ufficio a Palazzo Chigi, la Uil balbetta, ma finirà col mollare Maurizio Landini.

Il quale, vistosi abbandonato, alza la voce, chiede la patrimoniale, sostiene che questa manovra è una schifezza: in favore dei ricchi e a discapito delle classi meno abbienti.

I primi non hanno problemi perché guadagnano dai 25 ai 50 milioni di euro lordi l’anno. Il che significa che in tasca ne avranno un buon 35 per cento in meno. Forse il leader della Cgil farebbe bene ad andare a chiedere ad una qualsiasi di queste famiglie come riescono ad arrivare alla fine del mese. Con l’educazione che serve sarebbe preso a pernacchie e rispedito a casa.

La crisi del Sindacato

La svolta del sindacato, Sbarra da CISL a Chigi, Landini degli scioperi pensa al dopo CGIL, nella foto bagnini in corteo a Rimini
La svolta del sindacato, Sbarra da CISL a Chigi, Landini degli scioperi pensa al dopo CGIL – Blitzquotidiano.it, (nella foto da video corteo dei bagnini in sciopero a Rimini)

Comunque, sarà il caso di comprenderlo l’atteggiamento di Landini: la sua Cgil non è più unita come una volta, molti iscritti hanno fatto fagotto dicendo arrivederci, anzi addio. Non sono più ubbidienti come un tempo: marcia in corteo e sta zitto.

Ora si sono guardati intorno ed hanno preso le distanze da quel vertice che spesso li ha presi in giro.

Da quel furbo e navigato che è, il buon Maurizio sente la terra franare sotto i piedi. Diventa più aggressivo perchè in fondo ha paura di rimanere con un pugno di mosche in mano. Già, perchè fra non molto dovrà lasciare la guida del sindacato, il regolamento glielo vieta di occupare quella poltrona dopo due mandati.

Troppa folla a sinistra

Così cerca di farsi largo nella politica, ma lì a sinistra  i posti sono tutti occupati. Farebbe la fine di diventare una riserva quando lui è stato solo un titolare, anzi il capitano della squadra.

Che cosa gli resta da fare? Si arrampica sugli specchi, teme addirittura che altri sindacalisti lo possano superare: ad esempio i Cobas che dopo aver organizzato un corteo di decine di migliaia di persone “servendosi” della Palestina, ora ne hanno annunciato un altro per il 28 novembre.

Eh,no: questo è un affronto, una sgarberia se volete, un vero e proprio conflitto. “Gli operai sono miei e guai a chi me li tocca”. Così, urlando a squarciagola contro il governo, reo di aver varato una  una “finta manovra”, decide di proclamare un nuova giornata di “grande protesta” : in pratica contro Giorgia Meloni e il suo esecutivo. Guarda il calendario e punta il dito su un giorno che è vicinissimo al Natale: il 12 dicembre per l’appunto “Guarda caso un venerdì”, sostengono a Palazzo Chigi. E c’è chi aggiunge: guarda un po’, proprio a chiusura di una settimana aperta dall’8, festa dell’Immacolata, così con 3 giorni di ferie ne fai 7 di vacanza.

Un altro esempio di settimana cortissima che piace – pensate un po’ – anche a

quella Ilaria Salis, appena sfuggita alle galee ungheresi di Orban, luce degli occhi di Bonelli è Fratojanni. “Come sarebbe bella una settimana di quattro giorni!”, esclama. Lei è una che se ne intende perchè, da deputata europea, era solita lavorare dodici giorni al mese con uno stipendio non inferiore alle 120 mila euro l’anno.

Stando così le cose, la situazione diventa difficile anche per un uomo scaltro come Landini. Dove andare a parare se posti di rilievo non ce ne sono più o quelli rimasti sono affollati da una pletora di persone che combatte giorno e notte senza un attimo di tregua?

Probabilmente (non è ufficiale, badate bene) il nostro organizzatore di scioperi ha in animo qualcosa di diverso che forse nessuno si aspetta: creare un partito dell’ultra sinistra che prevarichi le idee di Elly Schlein e Giuseppe Conte. Loro difendono quel traguardo soltanto a parole, non con i fatti.

Non sarebbe una marcia indietro? Niente affatto, semmai un progredire creando un partito che faccia davvero gli interessi degli operai, molti dei quali, sentendosi abbandonati, hanno attraversato il Rubicone trasferendosi addirittura a destra.

Ecco perché il vertice della Cgil torna a parlare di patrimoniale, di scioperi a tutto campo, di guerra ai ricchi: un discorso che può far leva su quei veri poveri che non riescono ad arrivare alla fine del mese perché la loro paga è grama.

Allora, il braccio di ferro a sinistra diventa difficile: la Schlein deve combattere non solo contro gli avversari di sempre,ma anche contro quei riformisti del Pd che non la sopportano più e vedono scemare il loro potere.

Se a questo si aggiunge il comportamento del leader dei 5Stelle che a tutto pensa tranne che a salvare la segretaria, il quadro è completo. Anzi no, se è vero come è vero,  che anche Maurizio Landini vuole entrare di prepotenza in questo conflitto.

Se poi la gente scappa e diserta le urne è comprensibile perchè barcamenarsi in un ginepraio del genere diventa oltremodo difficile. “Se la sbrighino lor signori, noi rimaniamo a casa il giorno delle elezioni”, dicono.

La classe politica è preoccupata: fra qualche giorno si vota in Veneto, Campania e Puglia: se l’assenteismo aumentasse il grido di allarme diventerebbe un frastuono, una serie di fulmini che preannunciano il temporale.

Meglio osservare quel che succede nel campo sportivo (che largo non è). A Torino, nel tennis, si affrontano i migliori otto giocatori del mondo. Uno spettacolo. C’è concorrenza nel gruppo? Certo che c’è, ma questo non vuol dire diventare nemici.

Il numero uno e il numero due del mondo, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, si allenano insieme, palleggiano da buoni amici con dritti e rovesci, salvo poi combattere sportivamente quando comincia la partita, Prima no.

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