La Tunisia al voto in mezzo al malcontento e alla totale crisi economica

Seggi aperti fino alle 18:00 in Tunisia dove in otto milioni sono chiamati alle urne per eleggere, al secondo turno, i rappresentanti di un Parlamento – privo di reali poteri – nel sistema ultra presidenziale voluto dal capo dello Stato, Kais Saied.

Anatomia di un voto

Sono 262 i candidati in lizza, 34 le donne, ripartiti su 131 circoscrizioni. Si vota col sistema maggioritario secco nei 131 collegi uninominali nei quali al primo turno non si è riusciti ad eleggere un candidato, in un clima di disinteresse generale. Nell’ex protettorato rancese al primo turno, il 17 dicembre, solo l’11,22% degli aventi ditto ha votato. Anche per oggi gli esperti prevedono una bassa affluenza. L’opposizione ha chiesto il boicottaggio del voto, anche in nome del rifiuto del “colpo di Stato” di Saied. I risultati preliminari del secondo turno saranno resi noti entro il primo febbraio, mentre quelli definitivi al più tardi il 4 marzo, dopo la pronuncia definitiva del tar sugli eventuali ricorsi amministrativi. Non sono previsti exit poll.

L’endemica crisi tunisina

Fortemente indebitata, la Tunisia da mesi negozia un nuovo prestito con l’Fmi di circa due miliardi di dollari, in cambio di difficili riforme come la revoca dei sussidi statali su alcuni prodotti di base. Venerdì l’agenzia di rating internazionale Moody’s ha declassato il debito sovrano del Paese a Caa2 con prospettiva negativa, proprio per il ritardo nello sblocco definitivo di questo prestito.