Lady Macbeth di Šostakovič inaugura domenica la stagione della Scala. 50 anni fa moriva il compositore ribelle

Tradizione rispettata. Domenica 7 dicembre alle 18 si inaugura la stagione lirica della Scala di Milano. Più che uno straordinario evento artistico è una liturgia, un rito ambrosiano di antica data, il biglietto culturale del Paese.

Ne ha scritto persino il New York Times sottolineando “l’Italia onora Šostakovič, l’autore russo censurato da Stalin”. La Scala apre appunto con “Lady Macbeth del Distretto di Mcensk” capolavoro del grande russo costretto a fare una versione più accettabile per il regime. L’opera in scena a Milano suggella la ricorrenza dei 50 anni dalla morte del geniale compositore.

Ospiti illustri

Essere alla prima della Scala è glamour. In passato sono intervenuti principi come Carolina di Monaco, Re Carlo con la consorte Diana. E poi capi di Stato come Mattarella e Angela Merkel quando era cancelliera generale della Germania. Non si contano anche gli artisti di fama internazionale come registi e attori.

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Lady Macbeth di Šostakovič inaugura domenica la stagione della Scala. 50 anni fa moriva il compositore ribelle (foto Ansa-Blitzquotidiano)

Riccardo Chailly e il compositore ribelle

Il direttore Chailly ha voluto omaggiare Dmitrij Šostakovič, scomparso nell’agosto del ‘75; un compositore ribelle che col passare del tempo ha acquisito sempre maggior grandezza. Al suo funerale è stato omaggiato da una enorme folla di popolo russo e, tra gente comune e burocrati, hanno partecipato alle esequie figure leggendarie. Oggi il compositore è sepolto nel Pantheon sovietico riconosciuto simbolo di talento e libertà.

Un’opera in quattro atti

Lady Macbeth è un’opera corposa di 3 ore e mezzo articolata in quattro atti e nove quadri. Il racconto di Nikolaj Leskov narra di una giovane sposa che, con la complicità dell’amante, uccide il marito e il tirannico suocero ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti.

L’opera ha debuttato il 22 gennaio 1934 e ha colto un successo clamoroso sia a Leningrado che, due giorni dopo, a Mosca. Un successo che varcò l’oceano, conquistò l’America ma non la Pravda che bollò il capolavoro con un titolo rimasto nella storia della lirica: ”Caos anziché musica”.

Condanna totale, colpa di un “naturalismo volgare” che si opponeva ai valori del realismo socialista. Un avvertimento inquietante, di solito preludio ai bagni penali o peggio alla eliminazione fisica. Šostakovič sfuggi’ a questo piano in virtù di una fama ormai mondiale maturata addirittura durante gli anni di guerra. Ciononostante il genio russo non evitò la purga e la tremenda campagna denigratoria. Ma il tempo gli ha dato ragione.

Cast stellare

Detto del direttore Riccardo Chailly, c’è da sottolineare la grande regia di Barkhatov, con le scene di Margolin (dieci minuti di applausi all’anteprima riservata agli Under 30). Le voci sono del basso Alexander Roslavets (Boris) e il tenore Akimov. La protagonista Sara Jakubiah, 47 anni, soprano di talento, è alla sua prima assoluta alla Scala. Ha detto la cantante statunitense: ”Questo è il mio ruolo più difficile. Un ruolo scabroso. La prima della Scala è come il gioiello della corona”.

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