Roma, 29 ottobre 2025 – Doveva essere il giorno del vertice sulla manovra, ma, alla fine, complice anche il viaggio di Antonio Tajani in Africa, la partita sui nodi chiave della manovra è stata rinviata di fatto all’esame parlamentare del testo. Esame che partirà giovedì per permettere il voto sul pacchetto concorrenza correlato al Pnrr. Ma, a ben vedere, nessuno si attendeva soluzioni per oggi sui capitoli aperti della legge di Bilancio, che non è neanche approdata in Parlamento e già si sa che verrà modificata attraverso il consueto maxi-emendamento.
I nervi scoperti della Manovra 2026. Pensioni, banche e affitti: dove si tratta ancora
Certo è che, in attesa dei prossimi passaggi, dopo le parole di Giorgia Meloni dell’altro giorno (“Le banche possono essere soddisfatte con un contributo di 5 miliardi”), ieri è toccato al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, mettere a fuoco la rotta del governo rispetto agli istituti di credito. “Nel nostro Paese – avvisa alla Giornata del risparmio – larga parte del risparmio è canalizzata mediante il sistema bancario che oggi è nelle condizioni migliori per sostenere l’economia, come testimoniato dai principali indicatori di risparmio”. E, nello specifico, incalza: “L’afflusso di risparmio è elevato e continuo soprattutto nella componente dei depositi, i tassi di interesse continuano a diminuire. Si fa fatica però a comprendere come l’andamento del credito rimanga debole, soprattutto nella componente a lungo termine che dovrebbe sostenere l’attività di investimento e sia ancora in diminuzione verso le imprese più piccole”.
Fino alla stoccata sulle garanzie pubbliche. “È indispensabile giungere a un rinnovato rapporto di fisiologica complementarità – spiega – tra garanzie pubbliche sui prestiti attività di screening del merito creditizio. Con questo non voglio assolutamente sminuire il ruolo delle garanzie. Lo Stato attraverso le garanzie può e deve essere un motore per il credito e i nuovi investimenti soprattutto laddove il mercato da solo non vi riesce in modo efficiente. Le garanzie pubbliche non devono però mai sostituire il merito creditizio né eliminare il rischio che va assunto agendo con responsabilità”.
Certo è, insomma, che la manovra è al via, ma restano da sciogliere più nodi. Quello relativo alle banche, ma anche quelli connessi agli affitti brevi e alla tassazione dei dividendi. Oggi la Lega in tarda mattinata riunirà i responsabili economici con Matteo Salvini e il ministro Giorgetti per fare il punto. Ma le richieste sul piatto da parte dei leghisti, dalle banche alla rottamazione agli affitti brevi sono già chiare. Così come lo sono quelle degli alleati. Difficile capire quali saranno, però, i margini anche se il governo non ha chiuso del tutto la porta a patto che i saldi restino invariati. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, difende l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi. “In che cosa si differenzia l’affitto breve da un investimento finanziario che oggi sconta il 26%?”, dice riferendosi all’incremento della tassazione (dal 21% al 26%) sul primo immobile. Ma la maggioranza lavora a una correzione della norma.
La modifica è attesa al Senato: se Forza Italia e Lega puntano alla cancellazione dell’aumento della tassa, il resto della maggioranza è più cauto. Per Noi Moderati, infatti, non bisognerebbe toccare la norma, ma utilizzare il gettito per introdurre una cedolare secca al 15% per gli affitti a lungo termine. Fratelli d’Italia cerca una mediazione con gli alleati. Tra le ipotesi allo studio c’è una revisione dell’aumento: l’aliquota per la prima casa messa in affitto salirebbe dal 21% al 23%, non più fino al 26%. A chiedere modifiche sono anche le professioni che mettono nel mirino l’articolo 129 che “subordina il pagamento dei compensi” agli autonomi da parte delle Pubbliche amministrazioni alla verifica della loro regolarità fiscale e contributiva. Non è escluso, però, si spiega da fonti parlamentari di maggioranza, che la norma possa cambiare nel corso dell’esame in Parlamento. Dalla prossima settimana prenderanno il via le audizioni sul provvedimento.