Netanyahu e i facili alibi anti-israeliani: quando la critica diventa avversione

Il più delle volte ci nascondiamo dietro Netanyahu. “Non ce l’abbiamo con Israele e con gli ebrei, ma con quel criminale”. Un doppio salto mortale nell’ipocrisia. Come se non sapessimo, non leggessimo. Perché Netanyahu è il responsabile, giusto, ma del legittimo governo di Tel Aviv, in cui i dissensi, anche forti, non hanno mai portato a voti di sfiducia. E dunque alla caduta del Governo.

Per non parlare delle piazze israeliane che spesso si sono riempite per protestare contro l’esecutivo. Vero. Ma nella maggior parte dei casi per spingere a un’azione più efficace per il rilascio degli ostaggi, non per fermare le operazioni a Gaza. Tutto questo per dire cosa? Che quando Piantedosi fornisce numeri preoccupanti sull’escalation di episodi di antisemitismo, dal ristoratore che caccia i turisti alle svastiche sui muri, beh, parliamo forse della punta di un iceberg sotto cui non è difficile cogliere, anche nell’ipocrisia prima citata, un più diffuso, latente, sentimento anti Israele e anti ebraico in generale.

I ritratti di Trump e Netanyahu a una manifestazione per la pace a Gaza
epa12448739 Portraits of US President Trump (L) and Israeli Prime Minister Netanyahu are on display as people take part in a national march organized by the Alliance for Peace in the Middle East, in Brussels, Belgium, 12 October 2025. The rally commemorated the victims of the 07 October 2023 Hamas attacks in Israel and condemned antisemitism. EPA/FREDERIC SIERAKOWSKI

Non stupisce, insomma, che i leader di questa comunità ammettano e denuncino di “avere paura”. Comprensibile. E il fatto che da altre parti possano sentirsi ancora peggio, non consola. Soprattutto non deve consolare i tanti che vivono con passione (e ora con un po’ di gioia) le tragiche vicende di Palestina, ma senza mai scivolare dalla legittima critica politica, nell’avversione razziale e religiosa.

Quella che anima certe frange dei cortei pro Pal, e delle occupazioni studentesche. Quella che ha fatto bacchettare il sindaco di Reggio Emilia e Liliana Segre dalla pluridecorata Francesca Albanese! Stop.

Oggi al Cairo succede qualcosa d’importante che non cancella quanto accaduto, ovvio, ma che normalizza la situazione, e forse aiuta a narcotizzare i (ri)sentimenti. Una “scintilla di speranza”, ha detto ieri il Papa. Giusto. In Palestina, e (speriamo) tra di noi.