L’11 novembre è noto come festa di San Martino: giorno del vino novello, delle castagne e simbolo della generosità. Oltre alla famosa ‘Estate di San Martino’ – che nel mondo agrario segna l’inizio del nuovo anno, contratti e traslochi tra un podere e l’altro – in diverse regioni d’Italia la data ha assunto un senso più ironico e ambiguo: è la cosiddetta “festa dei cornuti”. Perché San Martino, il santo del mantello e della carità, è diventato un simbolo per i mariti traditi? Ecco alcune curiosità sulle origini dell’usanza e la sua evoluzione popolare.
Le origini storiche e simboliche
San Martino di Tours fu soldato romano poi vescovo, noto per un atto di generosità: tagliò il suo mantello per coprire un mendicante infreddolito. Ma la sua festa, nel giorno 11 novembre, coincideva anche con momenti di forte cambiamento agricolo e sociale: la fine della vendemmia, l’inverno che si avvicina e le fiere del bestiame, appuntamento dell’anno importante nel mondo contadino.
Alcuni studiosi suggeriscono che le fiere del bestiame, dove erano presenti numerosi tori, animali con le corna, abbiano contribuito all’associazione simbolica con le “corna” amorose. Inoltre, la “festa dei cornuti” potrebbe avere radici nelle tradizioni pagane.
Nell’antica Roma repubblicana e imperiale, novembre era un mese di chiusura del ciclo agricolo. Dopo la vendemmia e la semina autunnale, si celebravano rituali di ringraziamento alle divinità legate ai campi e alla fertilità. Plinio e Varrone menzionano celebrazioni dedicate a Cerere, dea del grano e del raccolto, e a Liber e Libera, divinità connesse al vino e alla vitalità sessuale.
In particolare, le feste dei Campi e del Vino, come le Vinalia (in aprile e agosto) e i Consualia (fine agosto e in dicembre), avevano riti analoghi di banchetti collettivi, libagioni e sospensione delle norme morali ordinarie.
Perché “cornuti”? Teorie e tradizioni
La parola “cornuto” richiama immediatamente l’immagine delle corna, elemento che nella simbolica popolare indica tradimento, gelosia, esposizione al ridicolo. Ma secondo alcune teorie l’immagine evoca anche l’uso del “corno potorio”, recipiente a forma di corno usato nelle feste pagane per bere. Ecco un’altra possibile spiegazione dietro all’espressione “cornuti”.
Altre interpretazioni collegano la data dell’11 novembre alle fiere e mercati rurali in cui gli uomini erano occupati nei contratti, nella compravendita degli animali, spesso lasciando a casa le donne: da qui la metafora del marito “cornuto”, lasciato solo o tradito.
Ritrovare le radici dell’espressione non è semplice, forse ciò che lascia San Martino è la sensazione di un momento di allegria condivisa. In alcune realtà del Centro-Sud Italia, la “festa dei cornuti” si manifestava attraverso sagre e processioni con toni burleschi: per esempio cortei nei quali uomini indossano corna finte.
Toni allegri, assaggi del vino novello e bancarelle con i tradizionali dolci di San Martino resero la festa popolare un momento sentito, simbolo di gioia collettiva da vivere insieme e della chiusura dell’anno contadino: 11 novembre come transizione stagionale e celebrazione collettiva.