“Lo schiaffo al volto? Mai esistito, una delle tante cose assurde che ho sentito finora.” Con queste parole, Enrico Varriale, ex vicedirettore di Rai Sport, ha negato con forza le accuse di aggressione e stalking mosse contro di lui nel nuovo processo che lo vede imputato. Difeso dall’avvocato Fabio Lattanzi, il giornalista ha risposto punto per punto alle contestazioni, rigettando ogni addebito.
Dopo una condanna a dieci mesi con pena sospesa per fatti simili, ora si trova nuovamente a difendersi davanti al tribunale di Roma. La denuncia è partita da una donna che Varriale avrebbe frequentato nel 2021. Seduto nell’aula decima del tribunale, il cronista ha ripercorso la relazione, nata durante l’Europeo vinto dagli azzurri e durata circa quattro mesi. “Aveva un atteggiamento di gelosia fobica rispetto a certe cose, soprattutto riguardo al discorso dei social network”, ha raccontato.
La relazione e la notte della lite
Secondo il suo racconto, gli episodi di tensione sarebbero stati frequenti. “Appena entrata ha cominciato a dire di tutto nei confronti della signora”, ha riferito ricordando una delle liti più violente, avvenuta quando la vittima lo sorprese in compagnia di un’amica. “Poi lei avrebbe distrutto portafoto, bicchieri sul tavolo, le bottiglie… E io ero disperato. Non sapevo cosa fare per arginare questa furia.”
Le foto presentate in aula mostrano danni compatibili con il racconto del giornalista, ma gli atti giudiziari parlano di ben altro: “Durante una lite in cui la spintonava e strattonava, sferrandole un forte schiaffo al volto, facendola cadere a terra e urtare la testa con il pavimento, le cagionava lesioni personali consistite in un trauma cranico non commotivo.”
Varriale ribadisce di non aver mai colpito una donna, anche “per tutto quello che sentiamo”. “Tentando di contenerla lei mi fa: ‘Mi hai colpito, mi hai colpito, adesso ti denuncio’. E io sono rimasto terrorizzato.”
Le accuse di stalking e la versione del giornalista
Il cronista ha anche descritto episodi che, a suo dire, avrebbero alimentato la sua paura: “Un giorno dalla sua borsa cade una pistola e lei dice che si va ad allenare al poligono.” Inoltre, sostiene che la donna gli avesse detto di essere una disegnatrice di gioielli per Rothschild e “un colonnello dell’esercito israeliano”, legata ai servizi segreti.
Sulle presunte persecuzioni, Varriale nega di essersi mai appostato sotto casa: “Assolutamente falso.” A proposito del contatto con il figlio della vittima, chiarisce: “Per manifestargli il mio dispiacere.” E aggiunge: “Siamo andati insieme allo stadio la sera di Italia-Svizzera… era un amico delle mie figlie.”
Infine, la telefonata che secondo l’accusa conteneva minacce: “Non ho detto morirai ma ‘sono in Rai’”, ha spiegato, smentendo anche la tesi della voce contraffatta. “Un fraintendimento: non avrebbe detto ‘morirai’, ma ‘sono Enrico e sono in Rai’.” Una versione dei fatti radicalmente diversa da quella della procura. La sentenza è attesa prima di Natale.
L’articolo Varriale si difende dalle accuse di stalking: “Schiaffo? Mai dato. Non dicevo morirai, ma ‘sono in Rai’” proviene da Blitz quotidiano.