Roma, 24 ottobre 2025 – I Paesi Volenterosi sono determinati: il sostegno e Kiev è totale e bisogna fare pressione su Putin perché accetti le condizioni per il cessate il fuoco. Ma per capire quanto gli Stati Uniti saranno della partita occorrerà aspettare il prossimo 30 ottobre, quando il presidente americano, Donald Trump, incontrerà l’omologo cinese, Xi Jinping a margine dell’Asia-Pacific Economic Cooperation Forum in Corea del Sud. Intanto, proseguono i tentativi di ripresa del dialogo fra Washington e Mosca, dopo l’imposizione di sanzioni contro il petrolio russo e l’annullamento del vertice di Budapest. L’inviato del Cremlino, Kirill Dmitriev oggi incontrerà diversi esponenti dell’amministrazione americana, fra i quali l’uomo di fiducia di Trump, il negoziatore Steve Witkoff.

Tutti al fianco di Kiev
Almeno a parole, il vertice del Volenterosi, ospitato da Londra, vede tutti i leader coinvolti sulla stessa lunghezza d’onda, oltre, ovviamente, al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che si è presentato nella capitale inglese, ed è stato ricevuto anche da Re Carlo III e che ha ribadito come il presidente Putin capisca solo il linguaggio della forza: “Non deve avere alternative a concludere la guerra”. La premier italiana, Giorgia Meloni, in collegamento, ha posto l’accento sulla necessità dell’unità transatlantica con gli Usa.
Il premier inglese, Keir Starmer in conferenza stampa, ha detto che la coalizione è “più unita che mai” e lavorerà “per togliere il petrolio e il gas russi dal mercato globale” e per bloccare i finanziamenti di Mosca. Starmer ha definito “ridicole” le richieste di Putin. Soddisfazione da parte della presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen, secondo la quale la riunione è stata ‘mirata e produttiva’, con un focus particolare sulla cooperazione industriale nella difesa e, soprattutto, sulla possibilità di usare asset russi congelati per pagare la ricostruzione dell’Ucraina, opzione questa che vede contrari l’Ungheria e il Belgio, seppur per motivi diversi. “Sull’uso degli asset ’congelati’ a Mosca – ha spiegato von der Leyen – abbiamo diverse opzioni che saranno presentate a breve”.
Le incognite di Mosca
C’è poi, enorme, il nodo delle armi. Se il sostegno da parte dell’Unione Europea è fuori discussione, con la Francia e la Svezia pronte a inviare caccia e razzi (smentito per ora l’invio di missili antiaerei italiani Samp-T), la fornitura dei missili balistici da crociera Tomahawk rimane un punto di domanda. Il Segretario Generale della Nato, Mark Rutte, che nei giorni scorsi ha incontrato il presidente americano Trump, ha spiegato che “spetta ai singoli alleati decidere quali armi fornire”, lasciando ampiamente capire che l’ultima parola spetta agli Usa.
Ma ha anche aggiunto che il presidente Putin “sta finendo soldi, truppe e idee” riprendendo le parole del tycoon, secondo il quale la Russia dovrebbe fermarsi ora. Che cosa abbia intenzione di fare Mosca è ignoto. Ma, oltre alle armi, ci sono altre due incognite su cui deve concentrarsi. La prima è la visita di Kirill Dmitriev oggi negli Usa, dove incontrerà diversi esponenti dell’amministrazione americana e cercherà di capire quali siano i margini per la ripresa di un dialogo fra le due parti.
La visita in Cina
C’è poi, ben più importante, l’incontro fra Trump e XI la settimana prossima, che vede la Cina in difficoltà a causa delle sanzioni imposte dall’America sul petrolio russo. Se i due presidenti dovessero trovare una quadra nelle loro relazioni a rimetterci sarebbe soprattutto la Russia, che fino a questo momento il tycoon ha cercato di portare dalla sua parte in pura chiave anticinese.