Impeachment Trump: come funziona/ Domani voto Camera se non ci sarà 25° emendamento

Sono ore convulse negli Stati Uniti non solo per l’imminente insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca (il prossimo 21 gennaio) e per gli strascichi dell’incredibile e pericoloso attacco al Congresso Usa: Donald Trump infatti nelle prossime ore potrebbe subire l’accusa di impeachment in Parlamento o, in alternativa, subire l’invocazione del 25° emendamento della Costituzione da parte del vicepresidente uscente Mike Pence.

In entrambi i casi significherebbe “destituzione” immediata del Presidente della Repubblica americana, atto più che mai anomalo e insolito dato che siamo a 9 giorni dal cambio della guardia alla Casa Bianca: ieri è stato formalmente presentato alla Camera Usa l’articolo di impeachment (letteralmente, «messa in stato di accusa di una carica pubblica per provocarne la destituzione») contro il Presidente americano per «aver incitato l’insurrezione» prima dei fatti di Capitol Hill della scorsa Epifania. L’atto di accusa – un singolo articolo di quattro pagine con firmatari i deputati Dem David Cicilline, Ted Lieu e Jamie Raskin – è pronto e secondo il piano enunciato dalla Speaker Nancy Pelosi potrebbe essere votato già nella giornata di domani, mercoledì 13 gennaio.

IMPEACHMENT O 25° EMENDAMENTO: COSA SUCCEDE?

«Deve lasciare l’incarico, punto e basta. Trump non dovrebbe essere già lì ancora come Presidente»: durissimo Joe Biden che si appresta a prenderne il posto dopo la vittoria alle scorse Elezioni Presidenziali Usa 2020. Le dichiarazioni di vittoria dopo il voto, il comizio del 6 gennaio prima dell’assalto di Capitol Hill, le “pressioni” sui dirigenti della Georgia: questi i punti sottolineati dall’atto di impeachment richiesto contro Trump e in votazione entro domani alla Camera. Il “piano” prevede nelle prossime ore la possibilità per il vicepresidente Mike Pence di presentare la richiesta di attivazione del 25° emendamento – che consente la destituzione del Presidente in caso di “incapacità” dello stesso -; in caso contrario, «come passo successivo, andremo avanti portando in aula il provvedimento di impeachment. La minaccia del presidente all’America è urgente, e quindi lo sarà anche la nostra azione», così ha spiegato la Pelosi. Ancor più dura l’ex rivale di Trump nel 2016, Hillary Clinton, in un editoriale sul WP: «Rimuovere Donald Trump è essenziale, penso serva l’impeachment… ma ciò non basterà a rimuovere dall’America il suprematismo bianco e l’estremismo».

E così la scelta ora rimane su Pence che avrà 24 ore di tempo per “invocare” il 25° emendamento (ipotesi assai remota, secondo i media americani) oppure vedere la “resa dei conti” al Congresso sull’impeachment. La risoluzione dei Dem ha già raccolto 218 firme, di fatto già la maggioranza dei 435 deputati: il vero processo però lo dovrebbe fare il Senato, che non si riunirà prima di lunedì prossimo, ovvero due giorni prima della fine della presidenza Trump. Servono i due terzi dei senatori e una possibilità importante è che possa avvenire come il 5 febbraio scorso quando il primo atto di impeachment venne respinto. Difficilmente 17 senatori Rep “passeranno” con i Dem e dunque il processo sull’impeachment potrebbe o arenarsi o essere rinviato di qualche mese, quando però Trump non sarà più presidente e la sola intenzione dei Democratici sarà quella di renderlo “interdetto a vita” ai pubblici uffici (ovvero, senza possibilità di ricandidarsi alla Casa Bianca tra 4 anni).

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