Secondo le diverse anticipazioni mostrate dai retroscena di Repubblica e Corriere della Sera, il discorso che il Premier Conte terrà alla Camera a mezzogiorno dovrebbe essere più distensivo di quanto ad esempio non visto contro la Lega e Salvini nell’agosto 2019. Addirittura, secondo fonti dell’Adnkronos, potrebbe non citare nemmeno Renzi per non esacerbare i toni e provare un possibile Governo basato sula “non sfiducia” (astensione) di Italia Viva: i numeri infatti al Senato mancano e difficilmente dei “responsabili” colmeranno il vuoto numerico dei renziani, così Palazzo Chigi studia un discorso ad hoc che sappia chiamare a raccolta «tutte le forze anti-sovraniste» per permettere la sopravvivenza del Governo senza le dimissioni del Premier.
Si tornerà a parlare di «nuovo Umanesimo», di trasparenza, di ambiente e di tutte le sfide che attendono l’Italia con il Recovery Fund e la ripresa post-pandemia: un Governo di “minoranza” per provare a resistere alla pressione di Renzi e del Centrodestra, ma che al momento ancora non scioglie tutti i dubbi e i timori del Quirinale che non vorrebbe un esecutivo debole per affrontare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
CONTE ALLA CAMERA: IL VOTO DI FIDUCIA
Resa dei conti, parte 1: oggi alle ore 12 il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sarà alla Camera per le comunicazioni (diretta video streaming sul canale YouTube di Montecitorio) sulla situazione politica dopo la crisi aperta da Italia Viva con le dimissioni delle Ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti: sebbene lo “strappo” tra Renzi e Conte vedrà il suo culmine domani al Senato (ore 9.30, ndr), dove la maggioranza giallorossa è in sofferenza senza i 18 voti dei renziani, già dal livello del discorso che terrà oggi e dai voti che emergeranno in favore del suo Governo si potranno avere importanti “anticipazioni” su quanto succederà poi martedì. Dopo giorni di minacce, ultimatum, ricorsi a potenziali “costruttori-responsabili” tra tutti i partiti del “fu” Conte-bis, il momento della verità arriva (forse) in queste 48 ore: al momento sia Pd che M5s sembrano intenzionati alla conta in Aula senza l’appoggio di Italia Viva, che pure sui contenuti era anche disposti ad un “passo indietro” per formulare un nuovo patto di legislatura.
Dal livello del discorso che Conte pronuncerà alle ore 12, come già avvenuto nella famosa seduta dell’agosto 2019 contro Matteo Salvini, si saprà molto di quanto complicata sarà la strada per la formazione di un Conte-ter: intanto alla Camera i renziani (che hanno componente assai più ridimensionata) perdono pezzi, con la deputata Michela Rostan che ha deciso di votare oggi la fiducia a Conte, così come l’ormai ex Vito De Filippo volato nelle truppe del Pd. «Ho deciso di votare la fiducia al governo Conte. Lo faccio perché tra la critica al governo e la crisi di governo c’e’ una grande differenza, e la differenza si chiama politica, cioè ricerca delle soluzioni, tentativo di intesa. Era giusto – come fatto – incalzare il governo. Ma la crisi, no. Aprire una crisi al buio, in un momento storico come questo, appare una scelta troppo severa e troppo precipitosa», ha spiegato in una nota la Rostan.
L’ULTIMO STRAPPO DI RENZI
Nell’intervista di ieri a “Mezz’ora in più” Matteo Renzi ha provato l’ultima “proposta” al Governo per evitare la conta in Aula con “improbabili responsabili” e maggioranze “raccogliticce”: «Il tentativo di buttare la crisi di governo su di me, sui miei rapporti con il Pd, con Conte, sta diventando, francamente, imbarazzante. Abbiamo detto di cambiare delle cose sul governo, non su Conte o il Pd». Ma se un’ipotetico accordo poteva anche trovarsi fino a qualche giorno fa, dopo il “niet” durissimo di M5s e Pd lo spazio per accordarsi sui contenuti e le riforme da fare si riduce allo zero per i renziani: «non ho veti contro nessuno, non mi permetto. I veti li do sulle cose. La fiducia non gliela votiamo. Abbiamo dato disponibilità a votare il dl ristori e lo scostamento». La “previsione” di Renzi sul risultato di oggi e domani è la crisi inevitabile con la salita al Quirinale per le dimissioni: «Il presidente del Consiglio ha detto che verrà in aula, si è detto ‘asfaltiamo Renzi’ perché ci sono i numeri per la maggioranza assoluta. Ma non penso che accadrà questo in Senato».
LA RESA DEI CONTI AL SENATO E L’IPOTESI DIMISSIONI
Tra “campagne” acquisti tentate in extremis da Clemente Mastella e altre figure eminenti della Prima-Seconda Repubblica e smentite, la maggioranza di Conte prova la resa dei contri contro Renzi e contro l’opposizione di Centrodestra che fin dall’inizio della crisi di Governo chiede a gran voce lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate in Primavera. Se alla Camera la fiducia per Conte non è assolutamente un problema, molto largo infatti il vantaggio senza pure Italia Viva grazie ai voti di Pd, M5s, LeU, il vero problema per Palazzo Chigi riguarda il Senato: Udc e centristi si sono però “sfilati” all’ultimo e dovrebbero votare con il Centrodestra, con le speranze per Conte è che Italia Viva non arrivi compatta allo scontro (perdendo magari altri senatori che potrebbero tornare nei ranghi di Pd e M5s, ndr), che qualche “assenza” di Forza Italia possa abbassare il quorum e che infine gli stessi centristi possano ripensarci davanti all’ipotesi di un voto anticipato che farebbe terminare anzitempo l’ultima legislatura della storia italiana con 1000 Parlamentari (prima dell’ingresso effettivo della riforma costituzionale approvata dal Parlamento quasi unanime e confermata nel Referendum di settembre).
Spiegano fonti qualificate di Palazzo Chigi all’Adnkronos come al Senato «l’obiettivo è arrivare a 158 voti favorevoli, così da dimostrare che Iv non è determinante e anche se avesse votato contro non sarebbe cambiato nulla». Avanza però una seconda ipotesi sostanziale che potrebbe prendere piede ancora in mattinata: visto che i numeri al Senato sembrano essere comunque lontani dalla quota di salvezza, non è escluso che Conte decida di recarsi al Quirinale per le dimissioni dopo il discorso alla Camera senza neanche attendere il voto di fiducia. In questo caso, il “piano” del Premier è quello di riottenere l’incarico da Mattarella per un immediato Conte-ter frutto di una nuova maggioranza politica (ancora però tutta da definire e poi da confermare comunque con voto in Aula).
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