CRISI GOVERNO, COLLE ATTENDE CONTE/ Cosa succede oggi: rebus Renzi e responsabili

«Conte si è molto affezionato al suo ruolo e alla sua centralità e ha tolto spazio al ruolo del Parlamento. Basta vedere quanti decreti e quanti Dpcm sono stati fatti. Non ci si può sostituire alle sedi parlamentari. Io ho provato a comunicare con lui. Il giorno della conferenza stampa gli ho scritto anticipatamente delle mie dimissioni. Ma come al solito non ha risposto», ancora durissima la tensione tra Renzi e il Premier Conte, come ribadisce a Radio Capital Teresa Bellanova. Eppure il Pd guarda proprio al campo dei renziani (e del Centrodestra) per provare a costituire un gruppo stabile che esca dalla logica dei “responsabili” singoli, evitando così il rischio di immobilismo in ogni futuro provvedimento da far passare al Senato.

«Il Pd ha dato il suo contributo, l’Italia ha potuto contare su un Pd unito e unitario, una cosa che ha fatto la differenza», è il commento di Nicola Zingaretti a Radio Immagina, mentre il capodelegazione dem Franceschini si prodiga nell’appello alle forze moderate «L’obiettivo ora è allargare la maggioranza a tutti i moderati che stanno con grande disagio in una alleanza a guida Salvini e Meloni, per sostenere una linea europeista e approvare una legge proporzionale che liberi il Paese da alleanze forzate», spiega a Repubblica. Il Centrodestra attende di capire le evoluzioni dal colloquio in giornata tra Conte e Mattarella (ma ancora non emergono appuntamenti ufficiali), mentre sullo stato della crisi di Governo interviene l’ex Ministro dell’Economia Giovanni Tria all’Adnkronos «La solidità del governo? Il governo sta in piedi perché Italia Viva glielo ha consentito, con la sua astensione. Altrimenti non avrebbe avuto la fiducia. Poi bisognerà vedere cosa accadrà più avanti. Questo sul piano parlamentare». Per il predecessore di Gualtieri, Renzi non solo aveva ragione nel chiedere le istanze a Conte «Pose dei problemi di difesa delle istituzioni democratiche, dei problemi di metodo e dei problemi di merito riguardo il Recovery plan e alla conduzione dell’economia nel suo complesso. E io credo che avesse ragione. A tutto questo non è stato dato risposta».

COSA È SUCCESSO IERI: LA CRISI DI GOVERNO EVITATA

Il Governo Conte-2 ha superato indenne la crisi parlamentare, o quantomeno la prima di una possibile lunga serie: dopo aver incassato la fiducia con maggioranza assoluta alla Camera e maggioranza relativa al Senato (156 Sì, che poi saranno 157 per l’assenza ieri di un M5s malato di Covid) il Premier Giuseppe Conte è atteso in giornata al Quirinale per informare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sullo stato della crisi e sui possibili scenari per «allargare la maggioranza» come ribadito più volte ieri al Senato lo stesso Premier giallorosso. Va risolto il “rebus” di Italia Viva, che ieri con Renzi si è astenuta tenendo di fatto “in piedi” il Governo e soprattutto va capito per l’esecutivo se vi è la possibilità di costituire un nuovo gruppo politico a Palazzo Madama che possa sostenere Conte e far proseguire la legislatura fino al suo termine naturale.

Ieri infatti la fiducia è stata votata grazie ai voti decisivi dei senatori a vita e di una pattuglia di “responsabili” che provengono da più parti politiche (Nencini Psi, Rossi-Causin Forza Italia più diversi ex M5s come Ciampolillo e De Falco che hanno votato in extremis con la maggioranza): Mattarella dovrà prendere atto del voto di ieri (tecnicamente non v’è nessuna crisi istituzionale essendoci i numeri, seppur risicati, in Parlamento) ma nello stesso momento manca una vera maggioranza parlamentare su un chiaro accordo politico a lungo termine con il rischio fortissimo del blocco dei lavori nelle Commissioni e al Senato per la mancanza dei numeri necessari.

VOTI E NUMERI: ORA COSA SUCCEDE

Vaccini, Recovery Plan e ristori: su queste tre assi ieri il Presidente Conte ha chiesto e ottenuto la fiducia in extremis, ma ora il Colle vuole garanzie che una maggioranza così “raccogliticcia” possa irrobustirsi nei prossimi 10 giorni (tempo “limite” dato da Palazzo Chigi per risolvere il patto di legislatura ed effettuare il rimpasto di Governo). Le strade sembrano essere sostanzialmente due: o ricucire con Italia Viva, magari convincendo alcuni parlamentari rimasti “freddi” alla tentata crisi lanciata da Renzi ancora ieri in Senato (con l’astensione arrivata al fotofinish per evitare di “spaccare” il partito tra chi era convinto del NO a Conte e chi invece voleva tornare nei ranghi), oppure guardare al campo del Centrodestra – Forza Italia e Cambiamo!-Toti – proseguendo nella ricerca di “responsabili-costruttori” che seguano le orme di Renata Polverini, Maria Rosaria Rossi e Andrea Causin che hanno fatto ieri il “salto” verso la maggioranza.

I numeri sono deboli e per le sfide che attendono l’Italia non ci si può permettere un Governo “fragile” e a rischio blocco lavori nelle prossime settimane. Secondo quanto trapela dal Colle su Adnkronos, la linea del Presidente sarebbe già stata segnata: «Occorre quindi un governo con una maggioranza dai confini ben delineati, viceversa lo scioglimento delle Camere e lo sbocco elettorale potrebbero essere inevitabili, garantendo comunque le risposte di cui l’Italia ha bisogno sul piano economico e sanitario». Per il Premier Conte il primo intento è di convocare un vertice di maggioranza e il colloquio al Quirinale: «L’Italia non ha un minuto da perdere. Subito al lavoro per superare l’emergenza sanitaria e la crisi economica». Di contro Matteo Renzi non demorde la sfida a Palazzo Chigi, «Dovevano asfaltarci, non hanno maggioranza. Non sarà game over per il governo ma se continuano così è game over per il Paese». La crisi non è finita.

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