CRISI DI GOVERNO/ Cosa succede dopo le dimissioni di Giuseppe Conte? I passaggi istituzionali

Con Giuseppe Conte in procinto di rassegnare ufficialmente le sue dimissioni da presidente del Consiglio, la crisi di governo sta “rotolando” verso una serie di passaggi istituzionali che avranno inizio dal momento in cui il capo dello Stato, Sergio Mattarella, prenderà atto che questa esperienza di governo si è definitivamente conclusa. Nelle prossime ore, dunque, torneranno d’attualità parole appartenenti ad un gergo, quello politico, che non manca di proporre formule fantasiose. La prima cosa che il presidente della Repubblica potrebbe fare una volta ricevuto Conte al Colle, dopo essersi preso un po’ di tempo (con ogni probabilità sarà poco, vista l’emergenza sanitaria in atto), è quella di affidare il cosiddetto “mandato esplorativo” ad un personaggio politico.

Questo passaggio avviene di norma dopo le consultazioni con i gruppi parlamentari, e si basa proprio su quanto i partiti riferiscono al capo dello Stato. Nel 2018, ad esempio, Mattarella diede mandato esplorativo ai presidenti di Camera e Senato perché verificassero le posizioni delle forze in campo. Ad oggi l’ipotesi più probabile è che a ricevere questo mandato, forte dell’appoggio di Pd e MoVimento 5 Stelle, sia di nuovo Conte. Il premier, però, deve scontrarsi con un dato politico non secondario: dal momento della rottura con Renzi, infatti, non è riuscito ad allargare il perimetro della sua maggioranza a nuovi gruppi. Un dato di cui Mattarella dovrà senz’altro tenere conto…

CRISI DI GOVERNO: COSA SUCCEDE DOPO LE DIMISSIONI DI CONTE

Questo per quanto riguarda la parte più strettamente politica, ma cosa succederà al governo del Paese? Con un premier dimissionario chi si occuperà di gestire una fase così delicata come quella della pandemia? A tal proposito bisogna ricordare che fino a quando non si insedia un nuovo esecutivo, con il giuramento nelle mani del capo dello Stato, il governo uscente resta in carica per lo svolgimento dei cosiddetti “affari correnti“. Con questa espressione ci si riferisce anche all’eventuale emanazione di decreti legge in casi di necessità e urgenza, motivo per cui il Paese sarà comunque assicurato durante questo periodo di crisi. Diverso il capitolo riguardante il Parlamento: in assenza di un rapporto fiduciario con il governo (dobbiamo sempre ricordare che la nostra è una repubblica parlamentare), l’attività di senatori e deputati subirà un’interruzione, ad eccezione di atti urgenti come potrebbero essere i decreti legge in scadenza da convertire. Per quanto riguarda l’attività ordinaria, le Camere riprenderanno soltanto dopo che il nuovo esecutivo avrà incassato la fiducia. A patto sempre che il capo dello Stato, verificata l’impossibilità di dare vita ad una nuova maggioranza, non decida per la strada più traumatica: lo scioglimento delle camere e la fine anticipata della legislatura con nuove elezioni all’orizzonte.

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