«Il tema centrale rimane la lotta alla pandemia da Covid, dall’Ue deve provenire un chiaro segnale di coesione: sul tema vaccini, solo una risposta europea può consentire di superare la pandemia»: così apre le sue comunicazioni alla Camera il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non intervenendo direttamente sul tema Mes. Il Premier lancia appello ai governi di Polonia e Ungheria per superare il veto posto sul Recovery Fund: «l’Europa ha avuto una risposta molto diversa dalle crisi del 2011, senza austerità e contenimento del debito. Quelle scelte si sono rivelate inadeguate», prosegue Conte, «sosteniamo gli sforzi della Presidenza tedesca della Comunità Europea. Serve superare lo stallo ungherese e polacco». L’Eurosummit dell’11 dicembre prossimo consta di tre elementi: Mes, sostegno a fondo di risoluzione unico (Common Backstop) e accordo sui rischi dell’unione bancaria. Conte insiste sulla necessità di riduzione del rischio bancario: «si doveva proseguire in sequenza su questi tre punti, ma grazie al contributo italiano l’Eurogruppo procederà in parallelo su tutti e tre i punti». In questo modo si anticipa l’introduzione del backstop all’inizio del 2022, con due anni di anticipo spiega il Presidente del Consiglio: il Mes deve essere uno strumento diverso dal passato, «lo chiede l’Italia e lo otterremo, l’obiettivo è quello di integrare il nuovo Mes nell’architettura europea presente. Il modello a cui ispirarsi è certamente davanti, è il Next Generation Eu: spero possa diventare strutturale». Sempre alla Camera Conte ribadisce come sulla riforma del Mes «resta la responsabilità delle Camere sulla ratifica del trattato, ma per cambiare l’Ue è decisiva ben altro percorso», da qui la proposta di uniformare il Mes al Next Generation Eu.
LA RIFORMA MES IN PARLAMENTO
Il voto di oggi alla Camera e al Senato sulle comunicazioni del Presidente Giuseppe Conte avrebbe dovuto rappresentare la vera “resa dei conti” per il Governo giallorosso dopo settimane di scontri e “minacce” sulla riforma del Mes. La fronda di ribelli M5s sembrava infatti orientata a non votare con la maggioranza, aprendo una possibilità concreta di caduta del Governo in aula – come paventata anche dalla linea “Mattarella”, riportata da autorevoli fonti del Quirinale. Tutto questo però non dovrebbe avvenire visto che in extremis ieri sera i capigruppo del Governo hanno trovato un ok “di massima” alla risoluzione che verrà votata in entrambi i rami del Parlamento: dopo gli scontri sul Recovey Plan e sull’accesso al Mes, la riforma sul Fondo Salva-Stati che verrà discussa nel prossimo Consiglio Europeo del 10-11 dicembre sembra aver trovato la “quadra” nel Governo Conte, o quantomeno una “tregua” complessiva. Alle ore 9 alla Camera e alle 16 al Senato – con la consueta diretta video streaming sui canali YouTube di Montecitorio e Palazzo Madama – il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte renderà le comunicazioni in vista del Consiglio Europeo: dalle 11.30 la replica di Conte e le varie dichiarazioni di voto dei singoli parlamentari, stesso dicasi dalle 17.30 al Senato. Nel tardo pomeriggio dunque sarà possibile capire se realmente la maggioranza avrà passato la prova dell’aula e potrà a quel punto concentrarsi sulla ben più complessa discussione sul Recovery Plan, dopo lo strappo Renzi-Conte avvenuto ieri.
COS’È LA RIFORMA DEL MES AL VOTO OGGI
Prima di addentrarci però nella “contesa” politica, serve capire cosa realmente di cosa si stia parlando nel merito della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità: innanzitutto, oggi non si vota affatto sull’accesso alla linea di credito del Mes sulle spese sanitarie (36 miliardi complessivi) che il Governo in qualsiasi momento potrebbe richiedere (ma M5s è netto nella linea dura su questo strumento considerato «inutile»). La riforma del Mes è un dossier precedente all’emergenza Covid e da oltre un anno è “ferma” proprio per lo scontro interno al governo italiano su chi si dice a favore del “restyling” del Meccanismo – Pd, Leu e Italia Viva – e chi invece la osteggia come il Movimento 5 Stelle. Con le nuove regole si semplificano la procedura per ottenere le linee di credito in caso di difficoltà finanziarie, anche se la scelta di richiedere il prestito rimane sempre in seno ai governi e ai parlamenti nazionali. Con la riforma la valutazione sulla sostenibilità del debito di chi richiede l’accesso ai fondi europei sarà nelle mani della Commissione europea (e dello stesso Mes) e comunque il taglio del debito (e il conseguente default) non sarà automatico: si punta a semplificare gli accordi tra gli Stati in casi di default, aggiungendo inoltre un “salvagente” per le banche che dovessero entrare in difficoltà nei prossimi mesi. «Un intervento con soldi comunitari (quindi pubblici) di ultima istanza, cioè da utilizzare solo se le risorse messe da azionisti e risparmiatori (secondo le regole del bail-in) e dall’apposito fondo alimentato dalle banche non risultino sufficienti a evitare il fallimento. Si tratta del cosiddetto “backstop”, il fondo unico di risoluzione per le banche», riporta il focus di SkyTg24 sulla riforma del Mes.
OK RISOLUZIONE DI MAGGIORANZA: CONTE NON RISCHIA PIÙ?
Tornando a quanto potrà avvenire nel corso della giornata, il via libera “potenziale” è stato raggiunto ieri sera nella riunione dei capigruppo: i responsabili di Italia Viva firmeranno la risoluzione di maggioranza solo dopo aver ascoltato le comunicazioni del premier Conte in Aula, mentre Pd, LeU e M5s avrebbero trovato comunque l’accordo. Dopo lo strappo della fronda M5s (una trentina di parlamentari grillini “ribelli”) contro la riforma del Mes, il lavoro di diplomazia portato avanti da Palazzo Chigi e dal Ministro Di Maio avrebbero portato ieri ad una soluzione di massima, che comunque non mette a completo riparo da eventuali franchi tiratori dell’ultima ora: «Abbiamo trascorso due intere giornate insieme ad altri 60 parlamentari per mediare le posizioni, per trovare un punto di caduta e per fare in modo di non essere ricordati come coloro che hanno peggiorato uno strumento già pessimo senza aver avuto nulla in cambio a tutela dei cittadini. Grazie a questo lavoro è venuta fuori una risoluzione che non è quella ideale ma, almeno, rivendica il ruolo del Parlamento in sede di ratifica e avverte che non sarà disposto al voto finale se non ci sarà l’avanzamento significativo del resto del pacchetto di riforme (Edis prima di tutto)» ha spiegato l’ex Ministra Barbara Lezzi, con plauso da Di Maio «È un bene che si stia andando verso un punto di caduta nel MoVimento 5 Stelle a proposito del voto […] il no all’utilizzo del Mes resta fermo, ma il voto di domani sarà un voto sul governo, su una risoluzione, sul presidente del Consiglio. Prevalga la responsabilità». Nella bozza della risoluzione pubblicata da Adnkronos si legge «la maggioranza impegna il governo a prendere atto dei cambiamenti negoziali apportati come l’anticipo del ‘common back stop del Fondo di risoluzione unico per le crisi bancarie’ e del nuovo contesto di politiche fiscali europee realizzate a partire dall’accordo UE sul Qfp del 21 luglio scorso e negoziato con Commissione e Parlamento Europeo. A ribadire che questa riforma non può considerarsi conclusiva, vista la logica di pacchetto già ribadita dal Parlamento, proprio alla luce delle ultime scelte realizzate in seno alla Ue che descrivono una nuova stagione di necessarie modifiche. Temi che saranno centrali nella Conferenza sul Futuro dell’Europa con prospettive di cambiamento della architettura istituzionale ed economica della UE». Non solo, in vista del Consiglio Ue di domani, la maggioranza «impegna a finalizzare l’accordo politico raggiunto all’Eurogruppo e all’ordine del giorno dell’Eurosummit sulla riforma del trattato del Mes».
LA POSIZIONE DEL CENTRODESTRA
E il Centrodestra in tutto questo “caos” sul Mes cosa proporrà in Parlamento? Meloni e Salvini sempre contrari al Salva-Stati, Berlusconi invece ha compiuto la mossa più imprevedibile nelle ultime settimane: da convinto europeista e pro-Mes, il leader di Forza Italia punta a bocciare la riforma del “nuovo” Mes perché considera penalizzante il ruolo del Parlamento Europeo oltre che per il nostro Paese. Per questo motivo il Centrodestra si è compattato nuovamente, non offrendo eventuali “stampelle” al Governo Conte in difficoltà se ci dovessero essere “franchi tiratori” nel M5s: «Non firmare a nome dell’Italia i termini dell’accordo sulla ratifica della riforma del MES raggiunti il 30 novembre dall’Eurogruppo, proponendo di mettere le risorse del MES nella disponibilità della Commissione europea», è quanto prevede la risoluzione del Centrodestra a firma Lega-FdI-Fi oggi portata a Camera e Senato dopo le comunicazioni del Premier. Sul tema specifico del Mes, Salvini, Berlusconi e Meloni chiedono che le risorse vengano gestite «secondo gli indirizzi del Parlamento Europeo per misure di sostegno delle filiere economiche maggiormente colpite dalla crisi da Covid 19 e per finanziare investimenti specifici in ambito sanitario». Non solo, occorre votare no alla riforma perché «le modifiche oggetto di approvazione dopo l’Eurogruppo del 13 giugno 2019 presentano criticità che l’attuale crisi pandemica ha messo in ulteriore evidenza, a partire dalla revisione dei criteri di concessione dei prestiti del MES agli Stati in difficoltà, l’impiego del MES come meccanismo di sostegno del fondo di risoluzione unico, e una revisione della governance del fondo». Nello specifico, conclude la risoluzione delle opposizioni, la linea di credito a condizionalità rafforzata «potrebbe spettare all’Italia, subordina la concessione del credito all’adozione di un programma di riforma (memorandum of understanding) e prevede la possibilità di una procedura che contempli il cosiddetto ‘private sector involvement’, ovvero una ristrutturazione del debito tramite riduzione del valore nominale o rimodulazione delle scadenze dei nostri titoli di Stato che metterebbe a forte rischio la stabilità stessa del nostro sistema economico e finanziario con conseguenze gravissime per i risparmi degli italiani».
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