Crisi Governo: Conte-ter o Draghi?/ Cdm 6 gennaio: Renzi “no elezioni, ok Parlamento”

«Una crisi di Governo che è settima notizia nei Tg non si era mai vista. Sarò io che ho difficoltà a a capire»: le parole di Enrico Letta (Pd) inquadrano forse meglio di tanti retroscena la particolarissima e finora indecifrabile crisi di Governo che sta portando il Conte-bis vicinissimo al baratro. Dopo i tanti “ultimatum” di Italia Viva negli scorsi mesi, sembra che stavolta Matteo Renzi sia decisamente intenzionato a “staccare la spina” e la data da cerchiare in rosso è il prossimo 6 gennaio quando in Consiglio dei Ministri arriverà la bozza “rivista” dal Ministro Gualtieri sul Recovery Plan.

È a quel punto che Iv potrebbe ritirare i propri ministri (Bellanova e Bonetti) e Sottosegretari (Scalfarotto) “chiamando” il Presidente Conte in Parlamento per il voto di fiducia sulla scia di quanto già visto nell’agosto 2019 con la ‘crisi del Papeete’ dell’altro Matteo, il leghista Salvini. I “pompieri” dei partiti di maggioranza sono al lavoro per evitare la caduta nel pieno della pandemia e della campagna di vaccinazione, eppure stavolta la clessidra della crisi sembra davvero pronta a dare gli ultimi sgoccioli: il Premier sta valutando la possibilità di un rimpasto sostanzioso per rilanciare il Recovery Plan e “accontentare” Renzi – dando il via ad un “Conte-ter” – oppure imbracciare la sfida in Parlamento sapendo che la crisi potrebbe essere definitiva, con magari l’arrivo a Palazzo Chigi dell’ex Bce Mario Draghi.

LE MOSSE DI RENZI VERSO LA CRISI

I retroscena si affollano in queste ore, con il capogruppo renziano al Senato Davide Faraone che fa sapere il punto di vista del leader Renzi «Si sono prima avventurati in minacce di voto, minacce che sono sterili. Poi si sono affannati a cercare Responsabili, ora ci aspettiamo buon senso e responsabilità». Un altro big renziano ipotizza qualche possibilità di mediazione, ma avverte «Qualcosa devono fare altrimenti la prossima conferenza di fine anno Conte se la guarda da casa». Bellanova e Bonetti si dicono già “con la valigia pronta” per le dimissioni e l’occasione del Cdm sul Recovery Plan – ovvero il vero nodo della questione, per quanto affermato da Matteo Renzi alla presentazione del piano “CIAO” – sembra essere piuttosto ghiotta. Come riporta l’Ansa, Conte sarebbe pronto a cedere sulla delega ai servizi e la governance del Piano nazionale di resilienza e ripresa, ma potrebbe non bastare a Italia Viva: «Noi non vogliamo la crisi di governo ma l’esito di questa situazione dipende dal Presidente del Consiglio» ha spiegato ieri sera al Tg4 Maria Elena Boschi.

E poi torna a parlare lui, il protagonista di questa crisi, in una intervista al Corriere della Sera: «Tutti sanno che non ci saranno elezioni. Dobbiamo aprire le scuole, non i seggi. Dobbiamo aumentare il numero dei vaccinati, non dei candidati. Dobbiamo scrivere il Recovery plan, non i libri dei sogni elettorali. Le elezioni fanno paura a chi verrebbe politicamente decimato come i trecento parlamentari del Movimento Cinque Stelle, non ai diciotto senatori di Italia viva», attacca Renzi, convocando Conte in Parlamento come del resto da lui stesso ammesso nella conferenza di fine anno, «Conte ha risposto alle sollecitazioni di Italia viva, dicendo: ‘Ci vediamo in Parlamento’. Lo aspettiamo al Senato, allora, che posso dire di più?». Se le Elezioni non vengono del tutto escluse dal Colle – tenendo conto che la tempistica è stretta visto il semestre bianco che scatta a luglio (6 mesi prima del cambio di guardia al Quirinale, con impossibilità di andare alle urne) – la vera partita è tra un Conte-ter e un nuovo esecutivo: «Draghi? So che questo è il tempo di mettere al centro l’interesse dell’Italia e degli italiani contro gli egoismi di parte. L’appello del presidente della Repubblica nel messaggio di fine anno perché prevalgano le ragioni dei ‘costruttori’ mi sembra saggio e illuminante», conclude Renzi.

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