Crisi Governo: dimissioni Iv dopo Recovery?/ Renzi vs Conte, Pd-M5s: “inspiegabile”

Il countdown procede spedito e la crisi di Governo entra – forse – nelle sue ultime ore decisive: stasera in Consiglio dei Ministri Italia Viva dovrebbe dare l’assenso al Recovery Plan con la bozza inviata ieri sera ai tutti i Ministri con accolte solo alcune delle richieste dei renziani. «Il piano del governo sul Recovery è composto di oltre 170 pagine, adesso lo stiamo leggendo e stasera, nel Cdm, valuteremo come esprimere il nostro voto. Certo è che noi non siamo responsabili del blocco che c’è stato sul Recovery, né del ritardo», ha spiegato stamane a “Radio anch’io” la Ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, capodelegazione Iv nel Governo.

Da più parti si fa però concreta la possibilità per Renzi di far ritirare le “proprie” Ministre già dopo il Cdm di questa sera, con le dimissioni che aprirebbero dunque formalmente la crisi di Governo: «Facciamo un passo per volta. Per adesso possiamo dire che sul Recovery abbiamo portato un risultato, non per noi, ma per il Paese, perché è stato abbondantemente modificato. Ora valuteremo merito per merito le singole questioni. Per quanto riguarda la situazione più complessiva è evidente che rimangono delle problematiche aperte, rispetto ad esempio la questione sanitaria», conclude la Bellanova che solo ieri aveva definito ormai «finita e archiviata» l’esperienza di Governo.

LE “MANOVRE” DI PD E M5S

«Dobbiamo correre», ha detto ieri il Premier Conte parlando di «costruttori» attivi per far ripartire il Paese, un messaggio indiretto molto chiaro contro il “rottamatore” Renzi: di contro, il leader di Italia Viva ha frenato di qualche ora (come fa intuire dalla sua ultima Enews) le mire bellicose per permettere la votazione del Recovery Fund (dopo il “monito” giunto dal Quirinale) ma per la crisi in realtà già qualcosa potrebbe avvenire da domani. La spina è pronta ad essere staccata, con la sua “retroscenista” più informata (Maria Teresa Meli) che sul Corriere spiega «se la giocherà al momento opportuno dopo aver visto le carte degli altri». Negli “altri” si va quanto trapela in queste ore da Palazzo Chigi-Casalino (riportato dall’Ansa), ovvero «Se il leader di Iv Matteo Renzi si assumerà la responsabilità di una crisi di governo in piena pandemia, per il presidente Giuseppe Conte sarà impossibile rifare un nuovo esecutivo con il sostegno di Iv».

Si passa poi agli altri partiti di maggioranza: «Il Pd continua a chiedere un rilancio di governo ma una cosa è chiedere di rafforzarlo un’altra è farlo cadere. Il Pd ha promosso il rilancio ma rilancio non è mandare a casa il governo o provocare una crisi che il 99% italiani non capisce. E’ un grave errore politico e io lancio un appello al buon senso», attacca il segretario Pd Nicola Zingaretti a Sky Tg24. Di contro però Andrea Romano – sempre del Pd – a ‘L’aria che tira’ su possibile crisi spiega «C’è bisogno di un patto politico, che il premier aveva promesso per il 30 novembre. Ci sono delle questioni aperte come Servizi e Mes». Durissimo invece Di Maio ad Agorà, «Una crisi di governo è inspiegabile. Non solo perche’ siamo nel bel mezzo di una pandemia e dobbiamo fare il decreto ristori. Ma anche perche’ questo è l’anno in cui l’Italia presiederà il G20 e in Italia ci sarà la conferenza globale sulla salute». Il ‘reggente‘ capo politico del M5s Vito Crimi all’Ansa ribadisce «Se Renzi si rende colpevole del ritiro dei suoi ministri, con lui e Italia Viva non potrà esserci un altro governo. Esiste un limite a tutto. Se ora, nelle condizioni in cui siamo, qualcuno si chiama fuori e saluta la compagnia, per noi è fuori e resta fuori definitivamente».

COSA FARÀ RENZI?

Pare abbiano offerto la poltrona del Ministero degli Esteri ma Renzi, confidandosi con i suoi (sempre secondo il CorSera, ndr) avrebbe detto «gli ho detto di no, perché non mi interessano le poltrone, anche se non lo hanno capito. Di me, per la verità, non hanno compreso niente, pensano che poi mi tirerò indietro, però non è così». Il piano è dunque quello di “rottamare” Conte e Casalino a Palazzo Chigi, con una crisi che non vada verso un Conte-ter ma piuttosto verso un Governo di “larghe intese” che possa far riprendere il Paese sui progetti del Recovery Fund.

Le ipotesi però, una volta che effettivamente Conte fosse costretto a consegnare dimissioni, si moltiplicano: reincarico a Conte, congelamento delle dimissioni in attesa di un voto in Parlamento, appoggio esterno dei renziani al Governo fino al voto in Parlamento sul Recovery Fund e poi crisi formale, Governo tecnico, nuovo Premier con stessa maggioranza. L’ipotesi comunque maggiore resta la “sfida in Aula” per vedere se Conte troverà effettivamente i voti necessari per sostituire i renziani: la scommessa di Renzi – se i “responsabili” o un pezzo di Fi non arriveranno a sostenere Conte – è alla fine un governo a guida Pd o meglio ancora le larghe intese, con Cartabia o Draghi premier. Ma avverrà tutto “un passo alla volta”, come detto dalla Bellanova, partendo dallo snodo cruciale stasera in Consiglio dei Ministri.

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