LA CORSA ALLE ELEZIONI 2022: TENSIONI NEL PD DOPO LE LISTE
A poco più di un mese dal voto per le Elezioni Politiche 2022, la situazione “fotografata” dalla campagna elettorale entra decisamente nel vivo: candidati, liste, programmi, scontri e pure imminenti duelli in tv (la Rai oggi ha confermato confronti tv tra i leader il 7 e il 15 settembre). Gli umori sono ondivaghi all’interno delle coalizioni, specie in chi si ritrova ad inseguire un consenso al momento inferiore ai rivali del Centrodestra. Dall’ala centrista a quella “pro-Lgbtq” di Monica Cirinnà, c’è forte delusione in casa Pd per le liste dei candidati preparate nelle scorse ore: restano ancora ufficiose fino alla presentazione della lista per le Elezioni 2022 prevista il 20-21 agosto, ergo lo spazio di manovra eventualmente per qualche modifica vi sarebbe ancora. In particolare, il Segretario Letta si trova a dover gestire tanto le fibrillazioni interne quanto il complesso gioco ad incastro delle alleanze, con i nomi da piazzare dei vari Articolo-1, Demos, PiùEuropa, Impegno Civico, Si, Verdi nelle liste definitive per la corsa ai collegi di Camera e Senato.
L’obbiettivo è cercare di strappare alla lista composta da FdI, FI, Lega e Noi Moderati il vantaggio elettorale che vedrebbe al momento il Centrodestra con la maggioranza in Parlamento: ma il secondo punto, forse più “nascosto”, è quello della leadership interna al Partito Democratico. Secondo qualche retroscena che inizia a filtrare sulla stampa – oggi su “Il Giornale”, nei giorni scorsi presso il QN – qualora Letta non riuscisse a raggiungere il primo partito alle Elezioni 2022 rischierebbe grosso con il processo Dem pronto ad essere sciorinato. A quel punto il Congresso Pd sarebbe inevitabile (manca dai tempi di Renzi e Zingaretti, ndr) con Stefano Bonaccini in rampa di lancio e Andrea Orlando come potenziale “sfidante” sul fronte sinistro del partito. Tornando a bomba sulla campagna elettorale, fa discutere la scelta di nomi come il virologo Andrea Crisanti (circoscrizione Esteri) tra i candidati Dem: a “La Repubblica” confessa, «Sono sempre stato di sinistra. Sono iscritto al circolo Pd di Londra da 6 anni, sono stato nella Fgci ai tempi di Berlinguer. Per prima cosa è giusto che un tecnico venga legittimato dai voti». Attaccato prima da Salvini e poi anche da Matteo Renzi, che lancia stoccata al nemico Letta: «Se uno candida Crisanti che è uno dei virologi più famosi, che prima voleva tenerci chiusi a Natale, poi ad aprile voleva chiuderci in casa per salvare l’estate, poi in estate chiusi di nuovo perché altrimenti c’erano troppi morti. Ho paura che al primo raffreddore ci prendiamo una quarantena di due mesi e non ne usciamo». Immediata la controreplica di Crisanti che accusa Renzi, ad “Agorà Estate” di «ignoranza scientifica e opportunismo».
Ricordo con preoccupazione alcune frasi folli del virologo Crisanti e spero che non porti in Parlamento una cultura di lockdown illiberale e inutile. Se vince la linea del Pd Crisanti al primo raffreddore finiamo tutti in quarantena pic.twitter.com/0uVXDSFpJt
— Matteo Renzi (@matteorenzi) August 16, 2022
CENTRODESTRA AVANTI 18 PUNTI. TERZO POLO APRE AL PRESIDENZIALISMO
In casa M5s ieri sera sono arrivati i primi risultati delle Parlamentarie per definire la lista dei candidati, votati direttamente dalla base degli iscritti (ha votato meno della metà degli aventi diritto di voto): passaggio positivo però per Giuseppe Conte che ha ottenuto il via libera (86% di SÌ) sul “listino bloccato” da 15 candidati inseriti dal Presidente per rendere più competitivi gli schieramenti elettorali. Contro il Movimento – che continua a rappresentare il 10% in media sul consenso nazionale – si è schierata stamane la “front runner” del Centrodestra, ovvero Giorgia Meloni: in un videomessaggio su Facebook la leader di FdI sottolinea come «Il reddito di cittadinanza è stato un fallimento totale, nonostante abbia avuto per lo Stato un costo esorbitante pari a circa 9 miliardi di euro l’anno. […] Oggi lo dicono un po’ tutti, però rimane che Fratelli d’Italia è stata l’unica forza politica di tutto il Parlamento, nella legislatura appena conclusa, che non ha mai votato a favore del reddito di cittadinanza. Ecco perché noi crediamo che uno Stato giusto non debba mettere sullo stesso piano chi può lavorare e chi non può farlo. Uno strumento di tutela serve per chi non è in condizione di lavorare: over 60, disabili, famiglie senza reddito che hanno dei minori a carico».
Sempre sui social è il M5s a rispondere “indirettamente” a Meloni, come per Renzi e Salvini (anch’essi molto critici sulla misura bandiera dei 5Stelle): «Chi attacca il Reddito di cittadinanza non conosce la legge. Per fare dispetto al Movimento 5 Stelle e non farlo funzionare nella parte delle politiche attive del lavoro, le Regioni hanno sabotato la riforma dei centri per l’impiego». Al netto delle liste ancora da definire nei prossimi decisivi giorni, il Centrodestra prosegue la campagna elettorale con il vento in poppa sul fronte consensi: gli ultimi sondaggi della “Supermedia” YouTrend vedono la coalizione Meloni-Salvini-Berlusconi-Toti-Brugnaro-Lupi-Cesa con 18 punti di vantaggio sul Centrosinistra. Il Terzo Polo resta ancorato al 5% ma punta a crescere nuovamente nei prossimi giorni: «totalmente d’accordo con Matteo Renzi, rinnovando l’impegno a gruppi unici e unitari in Parlamento per tutti gli eletti del Terzo Polo. Siamo anche l’unica coalizione fra partiti alleati anche in Europa, gli altri invece hanno ciascuno una casa europea diversa», spiega il leader di Azione Carlo Calenda, che ammette «È chiaro che la nostra partita si gioca sul proporzionale al Senato e sulla capacità di attrarre voti moderati e riformisti di gente che vuole andare avanti con l’agenda Draghi. E che ritiene che quello che è successo sia stato un momento che segna la fine della seconda Repubblica». Capitolo finale sulla riforma del Presidenzialismo lanciata dal Centrodestra: Renzi stronca la “minaccia autoritaria” denunciata da Enrico Letta e al Tg2Post sottolinea come «In molti gridano alla deriva antidemocratica perché la destra ha proposto il presidenzialismo. Follia. Il presidenzialismo è radicato in tante moderne democrazie occidentali. Io preferisco l’elezione diretta del Premier, non del Capo dello Stato, ma questo non significa che la proposta della destra sia un attentato alla libertà. Impariamo a rispettarci, anche da avversari». La proposta del Terzo Polo verte sul “sindaco d’Italia”, come ricordato in questi giorni anche dal professor D’Alimonte: «Il meccanismo per l’elezione del Sindaco a me piace perchè è semplice e i cittadini già sanno come funziona: al primo giro si vota il candidato preferito, poi al ballottaggio si vota quello che dispiace di meno perché magari il tuo candidato non ce l’ha fatta a superare il primo turno. È democrazia che funziona».
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