Ex Ilva, i punti chiave dell’accordo ArcelorMittal-Invitalia

Il 10 dicembre è stato concluso un accordo di investimento tra Invitalia, società controllata dal Mef, e ArcelorMittal. Lo Stato torna dunque così nella gestione delle acciarie dell’ex Ilva di Taranto. L’intesa prevede un aumento di capitale di AMInvestCo Italy – società affittuaria dei rami di azienda di Ilva – per 400 milioni di euro entro il 31 gennaio 2021. Un secondo aumento di capitale fino a 680 milioni da parte di Invitalia e fino a 70 milioni da parte di ArcelorMittal, è invece programmato entro maggio 2022. Al termine di questi passaggi Invitalia diverrà azionista di maggioranza con il 60% del capitale della società.

I punti chiave dell’intesa

Come precisato da ArcelorMittal in una nota, l’intesa è stata raggiunta una volta trovato un accordo sulla “modifica del piano ambientale esistente per tenere conto delle modifiche del nuovo piano industriale; la revoca di tutti i sequestri penali riguardanti lo stabilimento di Taranto; e l’assenza di misure restrittive, nell’ambito dei procedimento penali in cui Ilva è imputata, nei confronti di AM InvestCo”.

Sul fronte occupazionale, Mef e Mise hanno assicurato che al compimento della ricapitalizzazione i 10.700 lavoratori degli impianti verranno assorbiti. Mentre sul fronte ambientale il governo ha confermato che partirà da subito un piano di decarbonizzazione attraverso l’avvio della produzione di acciaio con processi meno inquinanti. In quest’ottica, è prevista la creazione di una nuova linea di produzione esterna al perimetro aziendale e di un forno elettrico interno allo stabilimento che a regime potrà realizzare 2,6 milioni di tonnellate annue di prodotto. “Circa un terzo della produzione di acciaio – sostengono Mef e Mise – avverrà con emissioni ridotte, grazie all’utilizzo del forno elettrico e di una tecnologia d’avanguardia, il cosiddetto “preridotto”, in coerenza con le linee guida del Next Generation EU. La riduzione dell’inquinamento realizzabile con questa tecnologia è infatti del 93% a regime per l’ossido di zolfo, del 90% per la diossina, del 78% per le polveri sottili e per la C02”.

Firmata l’intesa, adesso è il momento del confronto con il territorio, e dunque con gli enti locali, i sindacati dei lavoratori, le associazioni e i cittadini di Taranto e dei comuni limitrofi. Se davverò l’ex Ilva si appresta a scrivere una nuova pagina della sua tormentata storia, molto dipenderà anche da come le parti interessate usciranno da questo confronto.

Intervista a Salvatore Romeo, autore del libro L’acciaio in fumo

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

SOSTIENI IL MENSILE