L’attivista indiana Disha Ravi è stata scarcerata

Era stata arrestata con l’accusa di aver diffuso in rete un documento in cui esprimeva solidarietà agli agricoltori indiani in protesta da mesi, dando visibilità alla vicenda grazie anche al sostegno di Rihanna e Greta Thunberg

La protesta dei contadini indiani contro la nuova riforma agraria imperversa da mesi. I violenti scontri con la polizia hanno già causato più di 147 morti. Ma oggi, dopo 12 giorni in arresto, è stata liberata su cauzione l’attivista ventiduenne Disha Ravi perché, secondo il giudice Dharmendra Rana che ha pronunciato la sentenza, “non si può presumere, ricorrendo a supposizioni o congetture, che anche lei (Disha Ravi, ndr) abbia sostenuto le tendenze secessioniste o la violenza causata il 26.01.2021, semplicemente perché ha condiviso un messaggio con persone che si sono riunite per opporsi alla legislazione”. E aggiungendo, secondo il giornale indiano The Wire che ha riportato le dichiarazioni, che “Considerando le prove scarse e sommarie disponibili sul registro, non trovo alcuna ragione per violare la regola generale della ‘cauzione’ contro una giovane donna di 22 anni, con antecedenti criminali assolutamente senza macchia e con solide radici nella società, e mandarla in prigione”.

L’arresto

Disha Ravi era stata arrestata il 13 febbraio scorso, nella sua casa di Bangalore, da dove era stata prelevata e portata forzatamente a Nuova Delhi, senza neanche concederle la possibilità di comunicare con i suoi genitori. Secondo la polizia indiana, che ne ha dato annuncio ufficiale sul profilo Twitter, Ravi avrebbe creato un gruppo su WhatsApp per dare voce alle proteste degli agricoltori. Sarebbe anche l’autrice di un documento, chiamato “Toolkit”, circolato in rete negli ultimi mesi, che spiegava e giustificava le ragioni della protesta e invitava la community del web a manifestare solidarietà ai contadini attraverso gli hashtag #StandWithFarmers e #FarmersProtest.

Secondo le autorità, però, quel documento “diffonde risentimento contro lo stato indiano”. All’appello di Ravi avevano risposto anche alcuni personaggi in vista, come Rihanna e Greta Thunberg, che avevano portato la vicenda all’attenzione di milioni di follower sui profili social. In merito alle accuse, in tribunale Ravi ha dichiarato di aver solo revisionato alcuni passaggi del documento e di non esserne l’autrice principale. Anche i legami con il movimento separatista Khalistan, che le erano stati attribuiti in fase di arresto, sono stati smentiti dalla sentenza del giudice.

I motivi della protesta

Alle origine delle manifestazioni che tengono alta la tensione tra gli agricoltori e lo Stato indiano ci sono tre nuove leggi agrarie varate dal governo di Narendra Modi. In particolare, quella che introduce la piena libertà di contrattazione sui prezzi, eliminando di fatto i limiti minimi garantiti, che favorirebbe le grandi multinazionali, a scapito dei milioni di cittadini (circa il 58% degli 1,3 miliardi di abitanti dell’India) per i quali l’agricoltura è fonte di reddito e sostentamento. Dalla fine di novembre, centinaia di migliaia di manifestanti si riuniscono alla periferia di Nuova Delhi per dimostrare il loro dissenso.

L’attacco al Forte Rosso e il blocco di Internet

Il culmine delle violenze si è però raggiunto il 26 gennaio, quando in occasione della Festa della Repubblica i contadini hanno scardinato con ruspe e trattori i posti di blocco della polizia, arrivando fino allo storico Forte Rosso, dove il primo premier indiano, Jawaharlal Nehru, issò la bandiera nazionale il 15 agosto del 1947. Dopo ore di scontri violenti, con gas lacrimogeni e manganelli contro i manifestanti, il bilancio era stato di un decesso e decine di feriti. In seguito a questi eventi, il Ministero degli Interni aveva bloccato l’accesso a Internet nella regione per 24 o anche 48 ore consecutive, a giorni alterni, “per mantenere la sicurezza e scongiurare l’emergenza”. Il blocco di internet era stato ripreso e sospeso più volte, forse per rendere più difficile la comunicazione tra i manifestanti e sfavorire tentativi di organizzazione.

In questo panorama complicato, a inizio febbraio, il documento Toolkit si era diffuso sul web, incastrando, secondo la polizia, Disha Ravi per “sedizione”. La sentenza di oggi chiude il capitolo, lasciandola libera di tornare al suo impegno nel movimento Fridays For Future.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da FFF_Jharkhand (@fridays4future.jharkhand)

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

SOSTIENI IL MENSILE