In merito alla fantomatica e presunta “Loggia Ungheria” che sottenderebbe un vasto controllo di potere nel mondo della magistratura, la novità più importante arriva dalla Procura di Roma: il sostituto procuratore di Milano Paolo Storari è stato indagato per “rivelazione del segreto di ufficio” in relazione al caso dei verbali dell’avvocato Piero Amara (di un anno e mezzo fa) consegnati all’amico ed ex consigliere Csm Piercamillo Davigo.
L’indagine è condotta dalla pm romana Rosalia Affinito e sarà lei stessa ad interrogare oggi lo stesso ex giudice di Mani Pulite, tenuto a raccontare le modalità di ricezione di quelli stessi atti che Storari gli consegnò “in autotutela”. A quanto finora emerso nell’intricato caso “Ungheria”, il pm milanese ha scelto di portare gli atti da Davigo perché il suo diretto superiore Francesco Greco avrebbe tardato nell’iscrizione di Amara e di tutti nomi citati della presunta Loggia Ungheria nel registro degli indagati.
LA LOGGIA UNGHERIA È ANCORA UN MISTERO
Sempre dalla Procura di Roma risulta indagata – scrive il Riformista – anche Marcella Contraffatto, l’impiegata del Csm ed ex segretaria di Davigo che avrebbe inviato i verbali secretati di Amara ai colleghi del Fatto Quotidiano e Repubblica oltre che all’altro consigliere Csm Nino Di Matteo. Al momento risulta sospesa dalle sue funzioni presso Palazzo dei Marescialli ma la sua posizione è al vaglio degli inquirenti per capire se abbia agito e se, in caso affermativo, per scelta personale o “imbeccata” da qualcuno. Va ricordato che sul caso Amara e sulla Loggia dei magistrati indaga non solo Roma ma anche le Procure di Brescia (per valutare eventuali profili penali in capo a magistrati in servizio a Milano) e Perugia, con Cantone che indaga per associazione segreta. Se Storari rischia un procedimento disciplinare a Milan, Davigo oggi dovrà rispondere – da testimone – in merito al perché i verbali ricevuti (che trattavano, tra i tantissimi nomi, anche quello dell’allora Premier Giuseppe Conte) non sono stati resi noti e perché ha deciso di parlarne solo informalmente al vicepresidente David Ermini (che però smentisce di aver ricevuto dettagli in merito) e con il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi.
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