Ucraina, la guerra dimenticata. Ma c’è una Flotilla silenziosa e imponente al fianco di Kiev

Per chi tiene la contabilità del dolore, i morti e i feriti sarebbero in totale circa mezzo milione. Troppi. Come i giorni di guerra: 1321. Tanti. Forse per questo capita di dimenticarsi di quello che sta accadendo in Ucraina: una guerra. In Europa. Forse perché altri dolori sembrano più acuti, altri morti più ingiusti.

Ucraina, bombe russe sui 110 volontari italiani. Zelensky sferza l’Occidente: “Nessuna risposta degna all’offensiva di Putin”

Poi arriva Putin, e ci riporta alla realtà di un Paese che continua a essere quotidianamente violentato. Sempre di più, anzi. Perché mentre i combattimenti sembrano fermi al fronte, le bombe piovono sulle città, anche le più lontane. Sui civili. E sui volontari che danno una mano a quella gente. Come gli italiani sfiorati dai raid russi, 110 pacifisti, una delle tante, tantissime nostre missioni umanitarie in Ucraina.

La spedizione umanitaria in Ucraina rientrata ieri sera a Orio al Serio
BERGAMO//RIENTRO IN ITALIA ALLO SCALO DI ORIO DI COMPONENTI LA SPEDIZIONE IN UCRAINA//FOTO DE PASCALE ANSA LOCAL

Siccome non fanno comunicati, sappiamo che ci sono solo quando capita che rischino la vita. O che la rischino più del solito. È una flotilla silenziosa e imponente, come sono imponenti i numeri di questo conflitto, i milioni di ucraini (tre solo nella vicina Polonia) che si sono auto deportati per avere un futuro, per darlo ai loro figli.

Per Gaza c’è speranza: si tratta. Bene. Per Kiev, no. Inevitabile, visto che per trattare bisogna essere in due, e lo zar di Mosca sembra meno disponibile a sedersi a un tavolo dei terroristi di Hamas. Avviato a chiusura un capitolo, è possibile che possa riaprirsi quello ucraino, altrettanto complicato e intriso di sangue.

Il vagone di un treno colpito da droni russi alla stazione ucraina di Shostka (Ansa)
This handout photograph taken and released by the press service of Ukrainian Railways on October 4, 2025, shows a burning train carriage following a drone attack in Shostka, Sumy region, amid the Russian invasion of Ukraine. A Russian drone strike on a railway station in the northeastern Ukrainian region of Sumy wounded at least 30 people, Ukrainian president Volodymyr Zelensky said on October 4, 2025. (Photo by Handout / UKRAINIAN RAILWAYS / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE – MANDATORY CREDIT “AFP PHOTO / HANDOUT / UKRAINIAN RAILWAYS” – NO MARKETING NO ADVERTISING CAMPAIGNS – DISTRIBUTED AS A SERVICE TO CLIENTS

L’Italia non ha mai chiuso, per quanto è nelle sue facoltà, né l’uno, né l’altro. I nostri sforzi per la pace sono continui, diffusi. Riconosciuti. I nostri aiuti arrivano ogni giorno, massicci, dove c’è guerra e sofferenza. E anche la nostra gente. Si potrebbe fare di più? Possibile. Ma quei 110 volontari sfiorati dalle bombe russe ci ricordano che in quella fetta d’Europa l’Italia c’è, in pratica da 1321 giorni. Non solo come equipaggio di una flotilla. Ma come un’inesauribile Armada.