C’è il sostegno dei 20 Ministri dell’Ambiente favorevoli all’accordo che mira al recupero di almeno il 20% delle terre emerse e il 20% degli ecosistemi marini dell’Ue entro il 2030. Secondo Pichetto Fratin il testo non fornisce adeguate garanzie di efficacia e applicabilità. Ora tocca al Parlamento
L’Accordo sulla legge per il ripristino della natura (Nature restoration law) passa in Europa con il voto contrario di Italia, Austria, Belgio, Finlandia, Olanda, Polonia e Svezia e il sostegno degli altri 20 Ministri dell’Ambiente favorevoli a un accordo che mira al recupero di almeno il 20% delle terre emerse e il 20% degli ecosistemi marini della Ue entro il 2030, per arrivare entro il 2050 al ripristino di tutti gli ecosistemi terrestri e marini. L’orientamento generale approvato a maggioranza fungerà da mandato per i negoziati con il Parlamento Europeo sulla forma finale che assumerà la direttiva che dovrà stabilire obiettivi e obblighi giuridicamente vincolanti per il ripristino di ognuno degli ecosistemi della Ue, e sarà un elemento centrale dell’applicazione dell’Accordo di Montreal-Kunming dello scorso dicembre.
L’Italia è schierata contro la maggioranza dei Ministri dell’Ambiente della Ue
Nulla di definitivo, ancora, e molto può cambiare durante i passaggi che completeranno l’adozione definitiva del testo della direttiva. Nei giorni scorsi, ad esempio, la Commissione Ambiente del Parlamento Europeo aveva bocciato con un solo voto di scarto il testo originario proposto dal vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans, mentre la consultazione di oggi ha sovvertito l’esito. Si conferma però la contrarietà del nostro Paese al testo di orientamento generale che rappresenta già un punto di compromesso al ribasso rispetto alla proposta originaria. Occorre sottolineare che il testo approvato dal Consiglio dei Ministri dell’Ambiente della Ue garantisce ampia flessibilità agli stati membri di adattare gli obiettivi ai quadri nazionali, perciò la contrarietà del Ministro Pichetto Fratin, secondo il quale il testo non fornisce le adeguate garanzie di efficacia e applicabilità, appare come un posizionamento di contrarietà ideologica e non di merito. L’Italia è dunque schierata contro la maggioranza dei Ministri dell’Ambiente della Ue. Un’ulteriore prova del posizionamento contrario alle politiche ambientali della Ue del Governo Meloni, norme che passano solo grazie alla forza dei partiti progressisti e il sostegno, in primis, di Francia e Germania.
Noi riteniamo che bisogna essere più ambiziosi perché, secondo la stessa Commissione, oltre l’80% degli habitat europei è in cattive condizioni e gli sforzi passati per proteggere e preservare la natura non sono stati in grado di invertire questa tendenza preoccupante. Consideriamo il testo approvato dal Consiglio inadeguato perché, nella ricerca di stabilire un equilibrio politico e contrastare la disinformazione diffusa dei partiti di destra e dalla lobby dell’agricoltura e della pesca, garantisce troppa flessibilità per gli Stati membri nell’attuazione del regolamento. Perciò, è necessario un rafforzamento del regolamento durante i negoziati con il Parlamento Europeo, e stabilire un quadro giuridico completo e vincolante al posto di un approccio volontario e frammentario che finora non ha avuto successo, e anche per dare seguito alle numerose richieste di cittadini, scienziati e associazioni e imprese che si sono espresse a favore della Nature restoration law.