Un “cuore in scatola”, tenuto in vita e che continua a battere all’interno del contenitore. All’Irccs Policlinico Sant’Orsola di Bologna eseguito su un uomo di 65 anni residente fuori regione il primo trapianto di cuore prelevato da donatore con il sistema Ocs (Organ care System) – Heart, conosciuto come “il cuore in una scatola”. Grazie a un dispositivo innovativo che conserva il cuore vivo e battente prima del trapianto e, nel caso ci fosse necessità, lo cura.
La tecnica del “cuore in scatola”
Il sistema Ocs è la prima apparecchiatura portatile al mondo di perfusione cardiaca, grande come un carrello e trasportabile facilmente in ambulanza o in elicottero. Donato al Policlinico universitario di Bologna dalla Fondazione Sant’Orsola, grazie a 225mila euro raccolti. Il paziente che ha ricevuto “il cuore in una scatola” era assistito da due anni con un dispositivo ventricolare Vad. Oggi sta bene, dimesso dalla terapia intensiva. A eseguire l’intervento l’équipe del professor Davide Pacini, direttore della Scuola di specializzazione di cardiochirurgia. “Questa nuova tecnologia consente alla Cardiochirurgia – sottolinea Pacini – di eguagliare gli standard dei più prestigiosi centri di trapianto cardiaco europei e statunitensi”.
I vantaggi sono diversi
Il cuore può essere trapiantato in sicurezza anche se proviene da un donatore più anziano e le possibilità di trasferimento dell’organo da un ospedale all’altro sono ampie. “Il Sant’Orsola è il primo centro trapiantologico di cuore in Italia: nel 2021 abbiamo trapiantato 31 organi, nel 2022 siamo già a 22; qui si garantisce la più alta sopravvivenza post-intervento dopo 5 anni (80% contro la media nazionale di 73%) – sottolinea l’assessore regionale alla Salute, Raffale Donini – Questo strumento è un ulteriore elemento a disposizione della nostra eccellenza”. Qui il video.