Dal 1° luglio scatta il piano che trasformerà il capoluogo emiliano in Città30. Sul tema le associazioni presentano la proposta di legge nazionale al Parlamento
Il falso mito della velocità continua a causare drammi evitabili come l’ultima tragica morte del bambino a Roma nel quartiere residenziale di Casal Palocco, composto di rettilinei, tanto da essere scelto come set per una folle challenge di velocità. Un fatto di cronaca crudele, come quelli che accadono sulle strade italiane statisticamente più di otto volte ogni giorno, che evidenzia in maniera quasi insopportabile come sia necessario cambiare il modello di mobilità urbana, a partire dal disegno delle strade, moderando la velocità, tra le prime cause degli impatti mortali, come hanno già fatto in tante città europee e interi Paesi come la Spagna.
Bologna città 30
Una risposta strutturata e pianificata arriva in questi stessi giorni dalla città di Bologna, che ha presentato il piano attuativo di Bologna Città30 per trasformare la città, passando dal 30% al 90% delle strade urbane a 30km/h comprese le principali radiali. È la prima grande città, dopo l’esordio di Olbia e alcuni positivi, seppur parziali, atti di indirizzo di città importanti come Milano e Roma, ad avere il coraggio e la determinazione di una vera rivoluzione nella moderazione della velocità e nell’introduzione di un nuovo modello urbano che persegua concretamente l’obiettivo “zero vittime” sulla strada, aumentando allo stesso tempo la qualità generale della vita e dello spazio pubblico.
Per questo, nel capoluogo felsineo saranno investiti nei prossimi tre anni 24 milioni di euro per ridisegnare progressivamente gli assi stradali, sia con interventi di moderazione della velocità come dossi, cuscini berlinesi e golfi agli incroci e nuovi autovelox, sia di potenziamento della mobilità attiva con nuovi assi ciclabili, ma anche con interventi di qualità dello spazio pubblico con nuove piazze pedonali e strade scolastiche.
Un piano di rigenerazione urbana che nei prossimi sei mesi, a partire dal 1° luglio, trasformerà con segnaletica orizzontale e verticale la viabilità e metterà in campo una campagna di sensibilizzazione e comunicazione progettata in tre fasi e in attività di informazione e monitoraggio della polizia locale prima di mettere a regime le sanzioni a partire da gennaio. E proprio da Bologna è partita a maggio, durante Mobilitars, il simposio dedicato alla mobilità sostenibile organizzato da Biketalia, la proposta di legge nazionale “Norme per lo sviluppo delle Città30 e l’aumento della sicurezza stradale nei centri abitati” promossa dalle associazioni tra cui Legambiente, FIAB, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Amodo, Clean Cities Campaign, Asvis, Fondazione Michele Scarponi e redatta a cura di Andrea Colombo, che attende di essere depositata in Parlamento in questi giorni.
“Le città possono già fare molto – dichiarano le associazioni della piattaforma promotrice della legge – come sta dimostrando Bologna concretamente, ma c’è bisogno di un indirizzo e di una cornice quadro nazionale che dia risorse, semplificazioni burocratiche e indirizzi chiari per fare gli interventi infrastrutturali e sociali necessari per azzerare concretamente le vittime della strada, cambiare gli stili di mobilità nelle città italiane, restituendo loro anche bellezza e spazio di vita e partecipazione”.
La proposta di legge si poggia proprio sui quattro principi della sicurezza stradale applicati nel piano operativo della città di Bologna: l’inversione della regola nella moderazione della velocità (30k/h dappertutto salvo deroghe per le strade ad alto scorrimento), l’aumento di controlli diffusi anche grazie all’utilizzo della tecnologia, la comunicazione e la sensibilizzazione della popolazione per una diversa cultura della mobilità e l’investimento nella modifica delle Infrastrutture stradali. Tutti cambiamenti fondamentali per affermare una nuova idea di città e puntare ad azzerare le vittime della strada come viene richiesto dagli obiettivi ONU che prevedono che l’Italia dimezzi le vittime entro il 2030 mentre invece ogni giorno dobbiamo assistere a un vero e proprio bollettino di guerra che non è più accettabile.