“Not in my name”, il poster di Laika contro il ReArm Europe

Roma, 14 marzo 2025 – Stamane, alla vigilia della manifestazione a difesa dell’Europa, sono apparsi in diverse strade della Capitale centinaia di poster sparsi per tutta la città, che denunciano il programma ReArm Europe, promosso da Ursula Von der Leyen e recentemente approvato dal Parlamento Europeo.

La street artist e attivista in maschera, che firma i muri di Roma, colpisce ancora. Questa volta Laika ha reinterpretato provocatoriamente la bandiera dell’Unione Europea, sostituendo le 12 stelle con 12 granate. Sotto il cerchio di granate, una scritta gialla: “Not in my name” (“non a nome mio”). Il messaggio contro la crescente corsa agli armamenti è chiaro.

“Dopo anni di politiche di austerità – dichiara Laika – che hanno messo in ginocchio lavoratori e piccoli imprenditori di tutto il continente, l’Unione Europea, sotto la guida di Ursula Von der Leyen, riesce a trovare 800 miliardi per armarsi fino ai denti. Questo è un insulto a tutti noi elettori.”

Una maschera bianca e una parrucca rossa: questo è il camuffamento dell’ultima e forse più misteriosa firma apparsa nell’universo dell’arte urbana, che include poster, murales, adesivi e graffiti a stencil, in un ambiente dove si agisce principalmente di notte. Artisti, attivisti, influencer, vandali, i protagonisti della street art vengono etichettati nei modi più diversi. Laika, dal canto suo, si definisce semplicemente “un’attacchina”, ma è già finita in un libro dal titolo Prima e dopo. La street art e il coronavirus, di Carla Cucchiarelli, una delle maggiori esperte del settore.

L’artista, che alcuni potrebbero definire “una fuori legge”, afferma che “esiste una grossa differenza tra ciò che è giusto e ciò che è legale. Non sempre le due cose coincidono. Io so di compiere delle azioni illegali, ma so anche di essere nel giusto.”

Spuntata all’improvviso a Roma una notte dell’estate 2019, Laika non si è più fermata. Emblematico il suo poster con Giulio Regeni che abbraccia Patrick Zaki alle spalle e lo rassicura. Famoso anche l’intervento per lo sgombero del cinema Palazzo di Tor San Lorenzo, occupato da anni, con l’immagine della sindaca Virginia Raggi in tenuta antisommossa, casco, manganello e fascia tricolore (27 novembre).

La street artist non dice quale sia il suo lavoro di giorno e non si mostra mai senza camuffamento. Anche quando agisce sotto la luce del sole, come quando partecipò nel 2020, collegata online, al primo Women’s Art independent festival, dedicato ai diritti delle donne e all’inclusione sociale, lo fa mascherata. “Ho deciso di non mostrare mai il mio volto – racconta- perché non voglio che il mio aspetto fisico influenzi il mio messaggio. L’immagine neutra di un alter ego inventato mi rende libera.”

Con l’azione di oggi Laika lancia un messaggio da quella che definisce come “la galleria d’arte più democratica del mondo”, dove “non si paga il biglietto, può accedervi chiunque, può essere recepita positivamente o negativamente”. “La pace – afferma – non si costruisce con più eserciti, ma con più giustizia sociale. Il ReArm Europe consegnerà l’Unione Europea direttamente nelle mani dei nazionalisti di estrema destra.”

Ancora, sostiene che la difesa deve passare per la diplomazia, il dialogo e la cooperazione e non, come molti ritengono, per l’escalation militare. “Chi spende per le armi – ritiene – investe sulla distruzione, non sul futuro.”