Tra i saggi che affrontano la contemporaneità, spiccano quei libri che informano e riescono a decifrare la società, riconoscendone i limiti e le possibilità di cambiamento. Un tema urgente è sicuramente quello dell’educazione sessuale e affettiva. Se in Italia è un argomento ancora marginale nel dibattito pubblico e scolastico, in Svezia è un pilastro formativo dal 1955. Ed è proprio su questa disparità che si concentra Flavia Restivo, politologa e attivista, nel suo saggio Gli svedesi lo fanno meglio (Rizzoli): un’analisi lucida e appassionata di come un’educazione sessuo-affettiva strutturata potrebbe migliorare la società italiana.
Nel vodcast Il Piacere della Lettura, Restivo ha raccontato che il suo lavoro nasce da un’urgenza personale e collettiva. “In Italia non esiste ancora un’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, eppure è un tema che ci riguarda tutti, perché significa insegnare il rispetto per sé e per gli altri. Noi Millennials e Gen Z continuiamo a vivere in un mondo che, su questi temi, è rimasto fermo a venti o trent’anni fa.”
L’educazione sessuo-affettiva non tratta solo di biologia e riproduzione, come spesso si crede. Accanto alla conoscenza del proprio corpo e della sessualità, c’è l’affettività. “Si parla di consenso, di privacy, di rispetto dei confini, di parità tra i generi,” chiarisce Restivo. E qui torna il confronto con la Svezia: un Paese che ha fatto dell’uguaglianza un valore cardine, tanto da ridurre al minimo le disparità tra uomini e donne. “Hanno quasi gli stessi diritti e responsabilità. Pensiamo, ad esempio, alla condivisione del congedo parentale.”

Nel vodcast, si sono affrontati numerosi temi legati all’educazione sessuo-affettiva. La pornografia, facilmente accessibile ai giovanissimi, non dovrebbe essere demonizzata, ma spiegata, in modo da educare i ragazzi e le ragazze a una sessualità consapevole. Il ruolo della religione viene messo in discussione. “Il problema non è il credo personale, ma il peso che la Chiesa ha ancora su temi che dovrebbero riguardare la società civile”. Inoltre, esiste ancora il mito della verginità, nonché il dogma della maternità come unica realizzazione femminile. In Svezia, invece, la religione ha un’influenza limitata e molti tabù e miti sono caduti.
Il pronome neutro “hen”, ad esempio, è entrato nel vocabolario nazionale per riconoscere l’identità di genere al di là del binarismo, mentre in Italia il dibattito è ancora impantanato in pregiudizi e resistenze. Anche nel nostro Paese, però, il cambiamento è possibile e l’educazione sessuo-affettiva potrebbe essere il punto di partenza. Dovrebbe iniziare fin da piccoli: dai 0 ai 3 anni per imparare a conoscere il proprio corpo, alle elementari per comprendere il rispetto e il consenso, e così fino all’adol
escenz a. Insomma, leggere Gli svedesi lo fanno meglio significa confrontarsi con una realtà possibile, con dati, esperienze e modelli alternativi. La lettura può aiutarci a comprendere meglio il mondo e le sfide che affrontiamo. E questo, oggi più che mai, è necessario.