Roma, 9 luglio 2025 – La Russia è sotto choc per il suicidio dell’ex ministro dei Trasporti, Roman Starovoit, su cui pendono più dubbi che certezze, ma se il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, su questo accaduto è stato laconico, perché “c’è ancora un’indagine in corso”, sulle armi all’Ucraina da parte degli Usa è stato ben più loquace. Dall’altra parte dell’Oceano, il numero uno di Washington non solo ha detto che la fornitura di armi a Kiev non si fermerà, ma ha anche aggiunto che potrebbero essere varate nuove sanzioni contro la Russia.

L’inversione di Trump
Il presidente Trump ieri è tornato a dire di essere “deluso” da Putin. “È sempre molto gentile, ma non combina mai nulla, dice un sacco di str…”, ha infierito il tycoon. Una delusione che per la Russia potrebbe significare conseguenze serie dal punto di vista economico. “Stiamo pensando con forza a nuove sanzioni verso Mosca”, ha detto il presidente dopo una riunione del suo governo, senza fornire dettagli, ma sottolineando di essere molto frustrato dalla situazione.
Nella notte erano già arrivate dichiarazioni da parte di Trump che ribaltano completamente la situazione fino alla settimana scorsa. Il numero uno di Washington, per prima cosa, ha dichiarato di essere estraneo alla decisione che ha provocato il blocco delle armi a Kiev.
La rivelazione arriva dal Wall Street Journal, secondo il quale il tycoon aveva ordinato solo una revisione delle scorte di munizioni del Pentagono dopo che gli Stati Uniti avevano colpito i siti nucleari iraniani il mese scorso. Anzi, sempre secondo il noto quotidiano, Washington sarebbe intenzionata a inviare tutte le scorte possibili. Poche ore dopo rispondendo a una domanda dei giornalisti, durante la cena alla Casa Bianca con il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, Trump è stato ancora più esplicito: “Invieremo altre armi. Dobbiamo farlo. Devono essere in grado di difendersi. Ora vengono colpiti molto duramente”.
I timori di Kiev
Tutto bene quel che finisce bene, dunque. Ma a Kiev non sono tranquilli. Il numero uno di Washington ha cambiato idea e orientamenti troppe volte dall’inizio del conflitto. Il premier, Volodymyr Zelensky apprezza l’operato del tycoon, ma le spedizioni a Kiev rimangono sospese e dal ministero della Difesa hanno fatto sapere di non aver ancora ricevuto una notifica ufficiale che affermi il cambio di politica nei loro confronti.
Il dicastero ha anche sottolineato nella nota come il Paese invaso abbia assoluta necessità di mantenere “stabilità, continuità e prevedibilità” nella fornitura di armi, in particolare nei sistemi di difesa aerea.
L’ira di Mosca
Le parole del presidente sulla fornitura di armi non sono state accolte bene sulla Piazza Rossa. L’ex presidente, Dmitry Medvedev, ha suggerito di non prestare attenzione a quella che ha definito “l’altalena politica” di Trump e ha invitato ad andare avanti per conseguire tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale.
Il portavoce di Putin Peskov ha detto che “non c’è stata alcuna informazione definitiva sul fatto che le forniture siano terminate o sospese, anzi è evidente che continuino”, aggiungendo che questo atteggiamento “non favorisce una soluzione pacifica”. Il diplomatico ha poi aggiunto che la data dei nuovi colloqui in Turchia non è ancora stata resa nota, perché Mosca sta aspettando la risposta di Kiev in proposito.