C’è voluta una scossa sismica di magnitudo 8.8 per risvegliare il grande vulcano che da oltre 600 anni dormiva in silenzio. Nella giornata di ieri, 3 agosto, a distanza di alcuni giorni dal potente terremoto del 29 luglio, il Krasheninnikov ha deciso di rompere il suo lungo letargo, dando vita a un’eruzione spettacolare quanto potente.
Siamo nella penisola di Kamchatka, nell’estremo oriente russo, una delle regioni più geologicamente attive del pianeta, lungo l’arco instabile della cosiddetta Cintura di Fuoco del Pacifico. La montagna, alta 1.856 metri, non mostrava segni di vita dall’ultima eruzione significativa, che – pensate – risale al lontano 1460.
Gli scienziati del KVERT, il servizio vulcanologico locale, lo avevano da tempo classificato come “potenzialmente attivo”, ma nessuno si aspettava un risveglio così improvviso e scenografico.
Il ritorno del Krasheninnikov è stato, infatti, a dir poco teatrale: un’enorme colonna di fumo si è alzata in cielo, spingendosi oltre i 6 chilometri di quota. La nube di cenere era visibile a decine di chilometri di distanza, mentre una colata lavica ha percorso oltre due chilometri sul versante sud-occidentale del vulcano.
Fortunatamente, l’evento si è verificato all’interno di un’area protetta, ricca di geyser, laghi vulcanici e una biodiversità unica, lontana dai centri abitati. Nessun danno a persone o strutture è stato segnalato. Tuttavia, le autorità russe hanno immediatamente emesso un codice arancione per l’aviazione, raccomandando la massima cautela per i voli in transito nella regione.
Ma cosa ha provocato questo risveglio improvviso? Esiste una correlazione tra il terremoto e l’eruzione? Secondo i geofisici dell’Istituto di Vulcanologia di Petropavlovsk-Kamchatsky, la risposta è sì. Un sisma di tale intensità può alterare le pressioni nel sottosuolo, facilitando la risalita del magma e innescando processi latenti. Il Krasheninnikov, insomma, non era morto: semplicemente, stava aspettando il momento giusto.
Non è la prima volta che Kamchatka attira l’attenzione degli scienziati e degli appassionati di geologia. Con oltre 300 vulcani censiti, di cui circa 30 attivi, questa regione rappresenta uno dei più importanti laboratori naturali per lo studio dell’interazione tra vulcani e tettonica.
Il risveglio di questo “nonnino” della geologia apre ora una nuova fase di studio e osservazione. Come spiegano gli esperti locali, ogni eruzione di un vulcano quiescente ci offre preziose informazioni. E ci ricorda una lezione fondamentale: i tempi della geologia non coincidono con quelli umani. Anche un vulcano silente da secoli può, all’improvviso, tornare a farsi sentire.
In attesa che studi e analisi facciano luce sulla dinamica dell’eruzione, non resta che ammirare i numerosi video e scatti realizzati dagli elicotteri della protezione civile e dai droni scientifici che hanno sorvolato la zona. Eccone alcuni:
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