
Con i redditi in calo e i prezzi dei veicoli in crescita il mercato non potrà che contrarsi. In attesa che si abbassino i prezzi dei modelli elettrici, l’unica strada è implementare l’offerta di treni, trasporto pubblico, servizi a chiamata e mobilità condivisa. Non solo nelle grandi città
Nel 2009 gli italiani con 11.800 euro potevano acquistare una Fiat Punto Evo, auto nel segmento B delle utilitarie. Allora, ci informa il Censis, il reddito disponibile pro capite ammontava a 21.500 euro. Il prezzo medio d’acquisto delle auto in quell’anno è stato di 17.413 euro (dati Unrae), tenendo conto degli sconti delle case e dei bonus del governo. I ricchi acquistavano le auto di lusso a 113.362 euro di media.
Dopo la crisi delle economie europee mediterranee del 2013, il reddito procapite è crollato a 19.879 euro, mentre il prezzo medio di un’automobile nuova aveva appena superato i 19.000 euro: un anno per acquistare un’automobile. Per fortuna le city car erano cresciute di appena 600 euro, fermandosi a 11.500 euro.
A distanza di 9 anni, nel 2021 il prezzo medio dell’auto è balzato a 24.900 euro (Unrae), mentre il reddito è ricresciuto, ma rimasto quello degli anni Novanta: 21.300 euro. Nel 2023, secondo Assoutenti, mentre il reddito è di nuovo diminuito, il prezzo medio di un’auto ha toccato i 26.000 euro. In altre parole, mentre il reddito medio pro capite degli italiani è altalenante, ma sugli stessi livelli del 1990, il prezzo medio di un’auto nuova è salito in una dozzina d’anni del 35%. Quello delle city car e delle utilitarie del 30%. Il prezzo della benzina è balzato da una media annuale di 1,3 ad oltre 1,8 al litro.
Sino al 2009 si vendevano tra 2,4 e 2,2 milioni di automobili all’anno, grazie anche ai generosi incentivi. Nell’ultimo decennio le vendite oscillano tra 1,3 e 1,9 milioni. Gli italiani in crisi si tengono le loro vecchie auto e il clima di incertezza provocato da chi ci governa (arriverà l’auto elettrica? ci sono o meno le colonnine di ricarica?) induce anche le imprese e le famiglie abbienti a rinviare ogni scelta.
Nel 2022 si sono vendute appena 1,3 milioni di auto, ma mediamente più care, di categoria medie, grandi e lusso. Il prezzo delle auto di lusso è cresciuto molto più negli ultimi dieci anni (oggi supera 150.000 euro), ma le vendite sono raddoppiate. I profitti delle case auto sono così rimasti alti come negli anni più floridi.
E con l’auto elettrica? Le case auto prevedono che i prezzi in discesa dell’elettrico tocchino quello (in crescita) delle auto a combustione tra il 2025 e il 2027. Ma quale sarà il prezzo del tanto atteso “sorpasso”? Volkswagen ha annunciato per quegli anni la ID 2 da 20.000 euro, forse meno. Nel 2021 il prezzo medio del segmento era 19.000, quindi ci siamo già molto vicini.
Una cosa è certa, per almeno metà degli italiani acquistare un’auto nuova è un lusso. Per l’industria e i manager del settore l’automobile non è più per tutti. L’auto elettrica sostituirà l’auto a combustione solo quando il prezzo d’acquisto sarà equivalente. Ma intanto, con i redditi in calo e i prezzi in crescita, il mercato non potrà che contrarsi e le auto a disposizione degli italiani sono destinate a invecchiare e a ridursi.
Quindi? Quindi il servizio di trasporto universale, per tutti gli italiani, non può più essere solo e soprattutto l’auto di proprietà, come ancor oggi i nostri governi si ostinano a pensare. E, invece di concentrarsi contro l’avvento dell’auto elettrica, dovrebbero implementare, anzi, raddoppiare l’offerta di treni, trasporto pubblico, servizi a chiamata e mobilità condivisa, non solo nelle grandi città d’Italia.