Il cantiere dei bonus casa è ancora aperto, ma con la nuova Finanziaria il governo ha deciso di mettere ordine e fissare un punto fermo: dal 2026 il sistema delle agevolazioni edilizie cambia volto, con alcune proroghe, diverse riduzioni e la definitiva uscita di scena del Superbonus. Dopo la bollinatura della Ragioneria di Stato, il testo della Legge di bilancio 2026, approvato a metà ottobre dal Consiglio dei ministri, delinea un quadro più sobrio ma stabile. L’obiettivo è quello di ridurre l’impatto sulle casse pubbliche (la premier Giorgia Meloni ha ricordato che solo nel 2026 il Superbonus peserà per oltre 40 miliardi di euro) e allo stesso tempo mantenere un sistema di incentivi mirato alla riqualificazione del patrimonio edilizio. I bonus principali restano attivi per tutto il 2026, con le stesse aliquote oggi in vigore. Il bonus ristrutturazioni continuerà a garantire una detrazione Irpef del 50% per chi interviene sulla prima casa, a patto che sia di proprietà o in usufrutto, mentre per le altre abitazioni la percentuale scende al 36%. Nel 2027 scatterà una riduzione di entrambi gli scaglioni: 36% per l’abitazione principale e 30% per gli altri immobili. È una stretta graduale, pensata per accompagnare la fine della stagione dei maxi-incentivi senza frenare troppo il mercato. Le stesse regole di aliquota valgono anche per l’ecobonus (che riguarda interventi di efficienza energetica, come l’installazione di pompe di calore, pannelli solari, infissi o cappotti termici) e per il sismabonus, che sostiene gli interventi antisismici nelle zone classificate a rischio 1, 2 e 3. Il meccanismo resta simile a quello attuale: per le ristrutturazioni basta effettuare un bonifico parlante collegato a una fattura intestata al contribuente, mentre per l’ecobonus è necessaria una comunicazione all’Enea. Le spese ammissibili possono essere portate in detrazione in dieci rate annuali di pari importo. A differenza del Superbonus, non è più previsto lo sconto in fattura né la cessione del credito, se non nei casi già autorizzati dalle banche o dai soggetti accreditati entro le scadenze precedenti. L’obiettivo del governo è tornare a un sistema “ordinario”, in cui il bonus rappresenta un incentivo fiscale diretto, non un meccanismo finanziario. Confermato anche per il 2026 il bonus mobili ed elettrodomestici, con detrazione Irpef del 50% e tetto massimo di 5mila euro. Resta la condizione chiave: l’acquisto deve essere legato a un intervento di ristrutturazione iniziato almeno dal 1° gennaio 2025. Il beneficio vale per tutti, indipendentemente dal fatto che si tratti di prima o seconda casa. Gli elettrodomestici devono appartenere a una classe energetica elevata (A per forni, E per lavatrici, F per frigoriferi e congelatori). Il 2025 sarà l’ultimo anno di vita del Superbonus, che nel 2026 sparirà definitivamente per la maggior parte dei contribuenti. Rimane soltanto una piccola finestra per i territori colpiti dal sisma del Centro Italia, ma solo per progetti presentati prima del 30 marzo 2024. Altro grande assente nel testo della Manovra è il bonus barriere architettoniche al 75%, che scadrà a fine 2025 e non è stato prorogato. Tuttavia, molti degli interventi che ne facevano parte (come l’installazione di ascensori o l’adeguamento di bagni e scale) potranno comunque rientrare nel bonus ristrutturazioni ordinario, se legati a lavori di manutenzione straordinaria. Salvo nuovi interventi legislativi, dal 1° gennaio 2027 le detrazioni scenderanno ulteriormente: 36% per la prima casa e 30% per le altre. Resteranno in vigore le soglie di spesa e i requisiti tecnici già previsti, ma il governo punta a concentrare le risorse su progetti di efficienza energetica e rigenerazione urbana.