Borseggiatori a Venezia, da inizio anno oltre 1.300 portafogli rubati ma solo 4 sono andati in cella

“Qui non c’è più niente da rubare”: recita così un cartello appeso all’ingresso di una casa di Venezia. Una frase che vale doppio: è un avvertimento ai ladri, ma anche un grido di rassegnazione, un segnale che quella casa è già stata svuotata. In fondo, è una fotografia perfetta della città. Ogni giorno Venezia viene invasa da migliaia di turisti e, con loro, da ladri che agiscono con sorprendente rapidità.

La situazione è talmente diffusa che le forze dell’ordine, da gennaio, hanno recuperato ben 1.300 portafogli svuotati. I ladri agiscono in mezzo alla folla: sfilano i portafogli con precisione chirurgica, ne prendono soldi e oggetti rivendibili, poi abbandonano tutto il resto sui davanzali, nelle panchine, sotto i ponti. “Ho una persona che fa solo registrazione portafogli”, racconta la commissaria Lorenza Mariutti, aggiungendo che quindici sacchi pieni di oggetti sono ora in custodia.

Guardie, ladri e una giustizia che non tiene il passo

È una battaglia infinita quella tra polizia e borseggiatori. Una sfida che si gioca ogni giorno tra travestimenti, appostamenti e inseguimenti. A inizio anno, 240 ladri sono stati presi in flagranza, ma solo 4 sono finiti in carcere. Gli altri sono già fuori, pronti a riprendere da dove avevano interrotto. La legge italiana, infatti, prevede che il borseggio sia perseguibile solo a querela di parte. E chi viene da lontano – che sia americano, arabo o sudamericano – spesso non ha né il tempo né la voglia di tornare per testimoniare.

Un caso emblematico è quello di uno sceicco degli Emirati, derubato a Rialto. Gli hanno preso migliaia di euro in contanti, ma hanno lasciato le carte oro e platino. Anche un console del Brasile e la stessa commissaria Mariutti sono finiti nel mirino. “Mi hanno rubato la borsa mentre facevo benzina…”, ammette al Corriere della Sera. Una beffa, ma anche una conferma di quanto siano abili e sfacciati i ladri.

Bambini borseggiatori e il nuovo volto del crimine

Il volto del borseggio a Venezia si è fatto sempre più giovane. I nuovi protagonisti sono bambine e bambini rom, spesso di appena 12 o 13 anni. Perché? Perché non sono imputabili per legge. Spiega Marco Agostini, comandante della polizia locale: “Da quando si può procedere contro le donne in gravidanza, sono entrati in scena i figli ultraminorenni”.

Arrivano in gruppo da Roma e Milano, restano per pochi giorni e “lavorano” a tappeto prima di rientrare. Quando vengono fermati, i magistrati li mandano nelle comunità minorili… ma spesso fuggono già la notte stessa. Una volta fuori, ricomincia tutto da capo.

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