Consumo di suolo, in Emilia-Romagna solo 13 comuni su 330 hanno adottato il Pug

A più di cinque anni dall’approvazione della legge urbanistica regionale, 57 comuni non hanno ancora presentato richiesta. I dati del dossier Legambiente: “Servono strumenti efficaci per salvaguardare il suolo vergine dall’attrattiva del settore logistico”.

di Enrica Bellotti

Negli ultimi anni la cementificazione in Emilia-Romagna non si è fermata. Solo nel 2021, infatti, sono stati consumati 658 ettari in più rispetto all’anno precedente (dati Ispra). E le amministrazioni non se ne stanno occupando a sufficienza per porre rimedio.

È quanto denuncia il dossier sul consumo di suolo pubblicato da Legambiente Emilia-Romagna nel marzo 2023. Nonostante siano passati più di cinque anni dall’entrata in vigore della legge urbanistica regionale, dei 330 comuni della regione solo 13 risultano sono dotati di Pug approvato, 177 comuni sono ancora fermi alla “fase di studio preliminare”, 57 comuni non hanno nemmeno presentato richiesta, mentre i comuni restanti si distribuiscono nelle varie fasi del percorso di approvazione. Un passo in dietro rispetto a quanto previsto dalla legge del 2017 che aveva l’obiettivo di arrestare il consumo di suolo nella regione, affidando ai comuni la realizzazione dei Piani Urbanistici Generale (Pug), strumento con cui le amministrazioni avrebbero dovuto contenere l’avanzata del cemento.

Legambiente spiega che un ruolo importante è stato giocato dalle innumerevoli proroghe concesse ai comuni, alle quali si sono aggiunti i ritardi causati dall’arrivo della pandemia con il rallentamento delle attività amministrative. Ad oggi, il termine ultimo è stato portato al 1° gennaio 2024.

“Il perdurare dell’interesse delle amministrazioni locali relativo ai progetti di nuovi interventi di urbanizzazione, in particolare per quanto riguarda il settore della logistica e quello del commercio, dimostra – commenta l’associazione – la necessità di un intervento legislativo efficace sia attraverso l’approvazione di una legge nazionale contro il consumo di suolo, sia mediante il rafforzamento della legge urbanistica regionale, che oggi non riesce ad arginare questo fenomeno. Occorre che le amministrazioni locali abbiano il potere di intervenire identificando in modo autonomo e coerente con i criteri della pianificazione territoriale gli spazi destinati alle funzioni che più generano impatti negativi sul territorio, in primo luogo – conclude Legambiente Emilia-Romagna – in termini di mobilità di persone e merci, evitando effetti boomerang sul territorio”.