Elezioni in Groenlandia 2025, perché il voto è cruciale per gli equilibri geopolitici mondiali

Roma, 11 marzo 2025 – Urne aperte in Groenlandia per le elezioni legislative 2025 dove una delle poste in gioco sarà decidere quando rompere i legami con la Danimarca, attuale potere tutelare, senza cadere nelle mani di Donald Trump. Elezioni più importanti che mai, dunque, dopo che l’insistenza del presidente americano a prendere possesso della Groenlandia ha dato impulso alle aspirazioni di indipendenza tra i 57.000 abitanti del territorio, molti dei quali affermano di non voler essere né danesi né americani, ma groenlandesi. Il tema ha quindi avuto un posto importante nella campagna elettorale, tra temi come l’istruzione, gli affari sociali, la pesca (che rappresenta il 90% delle esportazioni dell’isola) e il turismo. Quasi tutti i partiti politici vogliono che l’immenso territorio ghiacciato, 50 volte più grande della Danimarca ma 100 volte meno abitato, possa reggersi sulle proprie gambe.

GROENLANDIA, DOMANI LE ELEZIONI LEGISLATIVE
A general view of a residential area of Nuuk, Greenland, on March 10, 2025, on the eve of Greenland, the autonomous Danish territory legislative elections. Two days of storm and mild weather has ripped political posters of posts and melted snow in Greenland’s capital. (Photo by Odd ANDERSEN / AFP)

Se il desiderio di indipendenza è ampiamente condiviso, i gruppi politici in lizza per i 31 seggi del Parlamento divergono sulla tempistica. Il partito nazionalista Naleraq (opposizione), molto visibile durante la campagna, chiede che il processo di indipendenza inizi rapidamente. Nelle precedenti elezioni del 2021, aveva ricevuto il 12% dei voti. Le due componenti della coalizione uscente, Inuit Ataqatigiit (IA, formazione verde-sinistra del primo ministro Mute Egede) e Siumut (partito socialdemocratico), sono generalmente sotto pressione, anche se possono esserci divisioni interne. Per quanto riguarda le previsioni del voto in Groenlandia dove, i sondaggi sono rari, il partito Inuit Ataqatigiit e il partito Simiut potrebbero continuare a governare in coalizione, come avviene attualmente. Anche se Simiut, che ha promesso un voto sull’indipendenza dopo le elezioni, che potrebbe aiutarlo ad attirare più elettori, potrebbe arrivare primo e quindi scegliere il prossimo primo ministro.

Un sondaggio realizzato a gennaio li dava rispettivamente 31% a 9%. Colonizzata dai danesi più di tre secoli fa, l’isola artica ha ottenuto la sua autonomia nel 1979, ma le sfuggono ancora funzioni sovrane (affari esteri, difesa, ecc.). Con una legge del 2009, i groenlandesi possono avviare da soli il processo di indipendenza che prevede la negoziazione di un accordo con Copenaghen, che dovrà poi essere approvato con un referendum in Groenlandia e con un voto nel parlamento danese.

Il primo ministro della Groenlandia Múte B Egede ha affermato che gli elettori si trovano di fronte a una “scelta fatidica”. “Meritiamo di essere trattati con rispetto e non credo che il presidente americano lo abbia fatto ultimamente da quando ha assunto l’incarico”, ha aggiunto Egede. Il voto di oggi, ricorda il Guardian, ha attirato l’attenzione mondiale dopo le ripetute affermazioni di Donald Trump sull’acquisizione del territorio autonomo, ricorrendo se necessario alla forza militare ed economica. Le elezioni, che si svolgono in un contesto di crescenti richieste di indipendenza, sono attentamente seguite anche dalla Danimarca, che ha governato la Groenlandia come colonia fino al 1953 e continua a controllarne la politica estera e di sicurezza. 

Cinque cose da sapere

Ecco cinque cose da sapere sulla Groenlandia:

“Terra verde”

Abitata dagli Inuit a intermittenza per quasi 4.500 anni, l’isola fu originariamente soprannominata “Terra verde” da Erik il Rosso, un esploratore vichingo che sbarcò all’estremità meridionale dell’isola nel X secolo. Un nome poco appropriato, poiché circa l’80 percento della sua superficie di oltre due milioni di chilometri quadrati è coperto di ghiaccio. Colonizzata dalla Danimarca 300 anni fa, fu integrata nel Regno di Danimarca nel 1953. Nel 1979, Copenaghen concesse alla Groenlandia l’autonomia ulteriormente estesa con una legge del 2009, sebbene Copenaghen decida ancora sulla politica estera e sulle questioni militari. L’economia, basata principalmente sull’industria della pesca, dipende fortemente dai sussidi di Copenaghen per oltre 550 milioni di euro, equivalenti a un quinto del PIL dell’isola.

Contrariamente alla Danimarca, la Groenlandia non è membro dell’Unione Europea da cui si è ritirata nel 1985. Oltre il 90 percento dei suoi 57.000 abitanti, circa 19.000 dei quali vivono nella capitale Nuuk, sono Inuit.

Le ambizioni degli Stati Uniti

Il presidente Donald Trump ha ripetutamente affermato da dicembre che gli Stati Uniti hanno in programma di impossessarsi della Groenlandia, alzando i toni in un discorso al Congresso del 4 marzo. “Ne abbiamo davvero bisogno per la sicurezza mondiale internazionale. E penso che lo otterremo”, ha detto. L’interesse degli Stati Uniti per il territorio non è una novità: nella Dottrina Monroe del 1823, gli Stati Uniti sostenevano che la Groenlandia faceva parte della sua “sfera di interessi”. Quasi un secolo dopo, nel 1917, Washington acquisi’ le Isole Vergini dalla Danimarca e riconobbe la sovranità della Danimarca sulla Groenlandia. Durante la seconda guerra mondiale, quando la Danimarca fu occupata dalla Germania, la Groenlandia passò sotto la protezione degli Stati Uniti e fu restituita alla Danimarca alla fine della guerra. Gli Stati Uniti mantennero diverse grandi basi militari e una di queste, Pituffik, nel nord-ovest dell’isola, è ancora in uso. Gli Stati Uniti hanno anche un consolato a Nuuk.

Minerali a palate 

Il suolo della Groenlandia è ricco di riserve minerali e petrolifere inutilizzate, ma su scala globale le quantità sono modeste. E attualmente ci sono solo due miniere in uso. Le terre rare della Groenlandia, la cui domanda dovrebbe aumentare in futuro, sono stimate in 36,1 miliardi di tonnellate dal Geological Survey of Denmark and Greenland (GEUS), ma le sue riserve economicamente e tecnicamente recuperabili, ammontano a solo circa 1,5 milioni di tonnellate. L’opposizione pubblica all’estrazione di uranio nella Groenlandia meridionale ha anche portato a una legge che vieta qualsiasi estrazione di materiali radioattivi. Si ritiene inoltre che l’isola sia situata su un’abbondanza di petrolio e gas, ma ha sospeso l’esplorazione per timori legati alla tutela dell’ambiente e mira invece a sviluppare l’energia idroelettrica. Lo scioglimento dei ghiacciai sta anche rilasciando una farina di roccia ricca di minerali che può essere utilizzata come fertilizzante nei terreni impoveriti o aridi in Africa e Sud America. 

Prima linea del riscaldamento globale 

L’enorme territorio sta sperimentando in prima persona gli effetti del riscaldamento globale, con l’Artico che si riscalda quattro volte più velocemente del resto del pianeta. Numerosi studi hanno anche dimostrato che lo scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia ha accelerato dal 1979. Se la massa di ghiaccio, la seconda più grande al mondo dopo l’Antartide, dovesse sciogliersi completamente, potrebbe causare un innalzamento del livello del mare di oltre sette metri.

Rotte settentrionali

La Groenlandia non ha una rete stradale o ferroviaria, quindi per i trasporti ci si affida a elicotteri, aerei e barche. L’aumento delle temperature e lo scioglimento dei ghiacci stanno nel frattempo aprendo nuove e più brevi rotte di navigazione, rafforzando la posizione strategica del territorio. Conta sulla crescita del turismo per dare impulso alla sua economia: a novembre l’aeroporto di Nuuk è stato aperto ai voli a lungo raggio, rendendo piu’ facile l’accesso internazionale al territorio.